Alla vigilia del 28esimo congresso nazionale Aio, il presidente Fausto Fiorile intervistato dal Direttore di Italian Dental Journal Andrea Peren rilancia la visione politica dell’Associazione per la professione di oggi e domani e conferma l’alleanza con Andi sui temi professionali. In agenda c’è la rivisitazione delle regole d’ingaggio con il terzo pagante e il suo ruolo nella sanità italiana, la proposta di una forte detraibilità per allargare l’accesso alle cure odontoiatriche e il riconoscimento della Società tra professionisti come l’unica, migliore e più moderna formula per esercitare l’attività in forma societaria.

Presidente, l’ultimo anno ha mostrato una decisa convergenza d’idee e d’azione dei due sindacati di categoria Aio e Andi, sostenuti dalla Cao. Al di là della linea comune, quali sono le peculiarità della linea politica di Aio? Cosa insomma vi differenzia?
In questo momento sono di più le cose che ci accomunano rispetto a quelle che ci dividono. Sui problemi principali c’è infatti piena sintonia con Cao e Andi. Pensiamo ad esempio al lavoro che stiamo facendo insieme per difendere il principio di una corretta informazione sanitaria, o alle azioni per proteggere il cittadino dal fenomeno dell’esercizio abusivo della professione odontoiatrica, oppure ancora alle azioni che stiamo compiendo per arginare il fenomeno sempre più diffuso di vere e proprie truffe nei confronti dei cittadini ad opera di alcune catene odontoiatriche. 
Il modello italiano di assistenza odontoiatrica fondato su una rete di circa 40mila studi dentistici distribuiti sul territorio nazionale funziona e garantisce un’assistenza di qualità. Questo è il motivo per cui stiamo lavorando per salvaguardare questo modello dai continui attacchi che in questo ultimo periodo si sono fatti sempre più diretti nel tentativo di demolire quanto è stato costruito negli ultimi trent’anni. 
Detto questo non posso certo affermare che tra Aio e Andi non ci siano differenze, anche sostanziali, su alcuni temi. Ciò nonostante ritengo che in questa fase storica sia più opportuno concentrarci sulle cose da fare insieme. In questi due anni di lavoro insieme abbiamo compreso, tra le altre, una cosa: più ci confrontiamo e proviamo a trovare insieme le soluzioni ai molti problemi, più risultati concreti arrivano.

Convenzioni dirette e terzo pagante: nonostante le indubbie criticità sembrano in crescita, sono sempre più richieste dai pazienti e possono garantire nuovi accessi allo studio dentistico. Qual è la vostra posizione?
Sull’argomento specifico dei fondi sanitari integrativi, Aio ha svolto un intero congresso politico nel dicembre del 2017, in occasione del quale abbiamo presentato l’indagine commissionata dall’Associazione a Eurispes. Si tratta di un’analisi molto approfondita sulla situazione sanitaria in Italia e l’unica con particolare attenzione per le forme di assistenza sanitaria integrativa nell’ambito dell’odontoiatria che, come ben si sa, è per il 96% delle prestazioni “out of pocket”, cioè erogata su base privata. 
La nostra posizione su fondi, terzi paganti e convenzioni è da sempre molto chiara.
Le prestazioni complementari ai Lea del Ssn previste dai fondi integrativi dovrebbero intregrarsi in modo armonico in un piano sanitario odontoiatrico nazionale basato su interventi strategici per garantire la salute orale dei cittadini, attraverso cure precoci e azioni di prevenzione primaria. Oggi questo non avviene.
Il rapporto fiduciario medico-paziente è secondo noi uno degli elementi fondamentali per garantire un’assistenza sanitaria di qualità. Il paziente deve poter essere libero di scegliere il proprio medico curante. Questo è il motivo principale per cui riteniamo che le prestazioni mediate dai fondi, nel settore odontoiatrico e suggeriamo in tutta la sanità extra Lea, dovrebbero essere erogate in un regime di assistenza indiretta. Il paziente deve poter scegliere il proprio dentista di fiducia senza essere obbligato dal fondo in questione a rivolgersi solo ed esclusivamente a un professionista iscritto in quel particolare elenco. I fondi sanitari dovrebbero intervenire ex-post in modo indiretto, rimborsando ai propri associati una quota parte o l’intera prestazione a secondo della disponibilità del fondo stesso. Titolo esclusivo per poter essere scelti dal paziente sarebbe l’iscrizione all’albo degli odontoiatri. 
Sulla base delle esperienze sin qui maturate e dall’analisi della situazione attuale, noi riteniamo sia necessario attivare tavoli permanenti di progettazione e regolamentazione dell’attività dei fondi per le prestazioni odontoiatriche che prevedano la presenza di tutti gli attori interessati: cittadini, fondi, sindacati – Aio e Andi – e Cao Nazionale.

A livello nazionale ed europeo rimane la necessità sociale di allargare la platea dei cittadini in grado di accedere e affrontare i costi delle cure dal dentista. Sinora la risposta politica a questa necessità è stata proprio il modello del terzo pagante. Aio ha proposte alternative?
Le prestazioni odontoiatriche sfuggono per il 96% a quelle coperte dal Servizio sanitario nazionale. Risultato, vi accedono 6 italiani su 10. A nostro avviso per migliorare l’accessibilità alle cure si dovrebbe aumentare l’attuale detrazione prevista al 19% a quote superiori: 39-50%; questo per tutte le prestazioni odontoiatriche, ma in modo particolare per gli interventi nell’ambito della prevenzione e delle cure precoci dei pazienti in crescita. 
In occasione del congresso Aio del 2016, svoltosi presso il ministero della Salute, abbiamo proposto, ripresentando successivamente il progetto nell’audizione del 23 novembre 2016 alla Camera dei Deputati, un programma per sconfiggere le patologie odontoiatriche basato sulla prevenzione a partire dalle scuole. Siamo convinti che in un progetto di prevenzione ad ampio raggio, i fondi integrativi potrebbero essere di fondamentale aiuto. Riteniamo anzi che per mantenere i benefici fiscali odierni, i fondi dovrebbero essere obbligati a investire molto di più in prevenzione di quanto non facciano oggi.

Presidente, Aio sottolineerà anche al congresso di Riva del Garda la necessità di convertire le Srl odontoiatriche in Stp. Ma quali sono i vantaggi concreti per i professionisti? 
La gestione della propria attività professionale, dal 2011, accanto alle tradizionali formule dello studio professionale e dello studio associato, può essere fatta attraverso strumenti giuridici più moderni rappresentati dalle Società tra professionisti. Le Stp, che giuridicamente possono essere costituite in forma di sas, snc, srl o spa, devono essere iscritte all’Ordine cui fanno riferimento i soci professionisti. Inserite in un apposito albo all’interno dell’Ordine sono sottoposte, così come ogni medico e odontoiatra, alle regole deontologiche. 
Sono numerosi i vantaggi che possiamo avere gestendo la nostra attività in forma di Stp rispetto al tradizionale studio professionale. Per gli aspetti fiscali penso ad esempio all’iper-ammortamento al 270% per l’acquisto di macchinari inerenti la tecnologia 4.0, tra cui rientrano attrezzature digitali e stampanti 3D. 
Insomma, se di società dobbiamo parlare in ambito medico, quella deve essere la Stp. Dal 2013, anno dell’uscita del decreto ministeriale 34 sulle Stp, Aio lavora per promuovere tra i soci una cultura imprenditoriale moderna, che punti alla trasformazione degli studi tradizionali in Società tra professionisti. 
Al congresso di Riva del Garda parleremo di come sia possibile tecnicamente la trasformazione dello studio professionale in società attraverso il contributo tecnico dei dottori commercialisti Alessandro e Umberto Terzuolo dal punto di vista fiscale, e dell’avvocato Maria Maddalena Giungato per i temi strettamente legali. I colleghi iscritti al congresso avranno la possibilità di partecipare gratuitamente a questo evento formativo chiave per la propria attività.

Andrea Peren
Giornalista Italian Dental Journal

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