Sì ai fondi integrativi in odontoiatria a patto che sia garantita al cittadino la scelta del medico odontoiatra, che si abbattano i costi burocratici di questi enti di intermediazione, e che si punti a quanto i cittadini chiedono, cioè alla prevenzione. E’ la posizione di Associazione Italiana Odontoiatri in merito ai livelli essenziali di assistenza integrativa tema al centro dell’audizione avvenuta oggi in Senato in Commissione Affari Sociali nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e di assistenza sanitaria alla presenza del Presidente Francesco Zaffini. Per AIO erano presenti il Segretario sindacale Danilo Savini ed il rappresentante al Council of European Dentists Stefano Colasanto.

I LEI sono le prestazioni di Fondi sanitari per le quali in Parlamento si discute di agevolare l’accesso anche alle fasce deboli. Si tratta di servizi indispensabili per la prevenzione e la riabilitazione ed inclusivi dell’odontoiatria, oggi quasi del tutto pagata o direttamente dal cittadino o da polizze assicurative private. «Nel 2022 la spesa privata dei cittadini è stata circa 40 miliardi, di cui 37 sborsati direttamente da loro: un quarto si dirige a prestazioni odontoiatriche e, di questi circa 9 miliardi, solo 3 sono mediati da contratti assicurativi di cui in genere fruiscono lavoratori in grado di permettersi di affrontare direttamente la spesa», ha spiegato Savini. E ha osservato come «I fondi sanitari dovrebbero dirigere il 20% delle loro risorse, per legge, su odontoiatria e riabilitazione. Oggi il grosso di quella percentuale è rivolto all’Odontoiatria: non tanto alla prevenzione, quanto a terapie spesso foriere di un miglior rientro economico, dunque di sostenibilità per i fondi stessi. E’ il Fondo che sceglie cosa coprire. Ma ricordo la posizione del Ministero della Salute a favore della prevenzione orale, che è quanto tutti i cittadini italiani chiedono per una miglior salute futura. In prospettiva è necessario favorire un ampliamento delle forme di intermediazione assicurativa e riportare dal dentista quel 50-60% di italiani che non se lo può permettere. Dunque urge un ampliamento a favore di fasce sociali deboli».

AIO è da sempre favorevole all’assistenza indiretta: non convenzioni dirette tra assicurazione e dentista ma rapporto diretto tra curante e cittadino con quest’ultimo che paga ed è rimborsato dall’Assicurazione. «Nella sanità integrativa dev’esserci libertà d’accesso al curante che il paziente si è scelto», sottolinea Savini. «Non vorremmo che privilegiando elenchi di odontoiatri scelti dalle assicurazioni si contribuisse a favorire anche la scelta della terapia deviando dagli scopi di prevenzione indispensabili per i cittadini. Gli unici elenchi ammissibili sono quelli dei Medici e Odontoiatri iscritti ai rispettivi Albi ordinistici. E gli unici LEI ammissibili sono quelli individuati in funzione dei bisogni di una platea ampia di popolazione. AIO ipotizza che una parte delle terapie remunerate con Fondi sia erogata in regime di libera professione intramuraria negli ambulatori del Servizio sanitario nazionale e degli ospedali, consapevole che l’attività istituzionale di molti di questi ambulatori si limita a 3-4 ore al giorno e andrebbe ampliata in funzione dei reali bisogni. Inoltre, accanto ad un intervento per mirare meglio (e in alcuni casi ampliare) le detrazioni, sosteniamo che le forme di sanità intermediata, Mutue e Fondi, debbano essere a bassissima burocrazia. Si stima che per i costi organizzativi i Fondi trattengano fino al 25% della somma loro erogata; in altre parole, ogni mille euro versati dallo Stato ad un Fondo solo 700-750 sono mobilizzati per la salute. Per migliorare la copertura della popolazione, i costi vanno ridotti».

Per rivedere l’audizione nella web tv del Senato, questo il link 

Per la memoria AIO questo il link 

Per la ricerca AIO-Eurispes “Prospettive di sviluppo per un piano nazionale per l’odontoiatria”, qui il link

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