Fluide e di facile applicazione: dal triage, alla selezione dei DPI, fino alle procedure sanitizzazione; le Indicazioni operative del Tavolo del Ministero della Salute sulla fase 2 post lockdown rese pubbliche ieri, hanno l’obiettivo di minimizzare il rischio di trasmissione del virus negli studi odontoiatrici e quindi favorire una sicura e sostenibile riorganizzazione del lavoro alla luce di una ripresa completa delle attività. Rettore dell’Ospedale IRCSS San Raffaele a Milano, in passato referente del Ministro della Salute sui temi odontoiatrici, Enrico Gherlone ha coordinato il tavolo ministeriale che ha prodotto le Indicazioni operative; tavolo composto dalla Professoressa Antonella Polimeni, Preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università “La Sapienza” di Roma e Past-President del Collegio dei Docenti Universitari di Discipline Odontostomatologiche di  in rappresentanza dell’Università, dal Dottor Fausto Fiorile Presidente Nazionale Associazione Italiana Odontoiatri (AIO), dal Dottor Carlo Ghirlanda Presidente Nazionale Associazione Nazionale Dentisti Italiani (ANDI) e dal Dottor Raffaele Iandolo Presidente Nazionale Commissione Nazionale Albo Odontoiatri (CAO). E’ importante sottolineare che il tavolo si è avvalso del contributo diretto o indiretto dei vari rappresentanti della filiera odontoiatrica – grazie anche al gruppo di lavoro precedentemente costituito dalla Commissione Albo Odontoiatri (CAO) – oltre che di esperti nell’ambito della virologia e della medicina del lavoro. In questa intervista, il Professore si sofferma sull’affidabilità e sull’applicabilità delle indicazioni operative, nel tutelare la sicurezza del Professionista anche in ambito legale.

Professor Gherlone, come si è riusciti a trovare un equilibrio tra rigore scientifico e pratica quotidiana? «Abbiamo fatto una revisione della letteratura fino al 10 aprile, data dell’insediamento del Tavolo tecnico al Ministero, e l’abbiamo aggiornata costantemente. E’ stata una ricerca bibliografica estremamente ampia da cui abbiamo tratto evidence based traslate sulla normale pratica clinica per codificare operazioni a tutela del cittadino, dell’operatore (Odontoiatra, Aso, Front Office) e di tutta la filiera odontoiatrica. La vera difficoltà è stata tradurre delle evidenze prese dalla letteratura scientifica in comportamenti individuali sostenibili e facilmente praticabili».

Quando è ragionevole tornare alla normale attività dello studio odontoiatrico?  «Noi dovremmo essere sempre sicuri delle procedure che adottiamo per contenere i rischi clinici e in questo caso il rischio infettivo. Dovremmo trattare ogni paziente come potenzialmente infetto, e di fatto trattiamo nei nostri studi pazienti con infezioni Hiv, Hcv e di altro tipo. Nel Covid-19 la variante è l’estrema contagiosità per via aerea e droplet. Noi lavoriamo vicino alla bocca, le vie aeree dell’operatore e del paziente sono a breve distanza, quindi il rischio è più elevato. Per quanto riguarda disinfezione e sanificazione non ci sono procedure nuove, ma piuttosto abbiamo sottolineato l’esigenza di mantenere elevatissima la soglia di attenzione. Indicazioni ulteriori, nel rafforzare la dotazione di dispositivi protettivi individuali, derivano dall’alto rischio di trasmissione del virus per via orale: necessità di ricambi monouso, di camici, di mascherine adeguate al tipo di procedura da svolgere, guanti, occhiali o visiera, cappellino, ed infine di triage doppio, telefonico e in office. Occorre trattare tutti i pazienti come se fossero potenzialmente infetti. Anche perché non vi sono evidenze scientifiche sulla validazione di test rapidi sierologici e tamponi obbligatori; vi sono ancora troppi falsi positivi e falsi negativi; inoltre l’immunità prodotta in seguito al virus SARS-COV-2 è ad oggi un punto interrogativo nel panorama scientifico».

Quale valenza di linee guida a tutela legale del Professionista hanno le Indicazioni ministeriali? «La massima valenza. Si parla però di Indicazioni, non di linee guida, poichè queste ultime sono formulate al termine di valutazioni di lavori prospettici, randomizzati, in doppio cieco, tipici della Medicina, che ha alle spalle secoli di ricerca farmacologica ed epidemiologica. L’Odontoiatria ha una produzione scientifica di massima qualità, ma con un numero esiguo di pubblicazioni scientifiche. Inoltre, la formulazione di una linea guida che racchiuda l’operatività di tutte le specialità richiede tempo, minimo un anno, e noi in questo caso non ne avevamo molto a disposizione».

Che tipo di attività deve svolgere in concreto un sindacato per aiutare i colleghi in frangenti come questi? «Il Sindacato è presente al Tavolo con l’Università e con l’Ordine e questa è la cosa più importante. L’Università e le Società scientifiche affrontano i temi scientifici e offrono indicazioni basate su evidenze, il Sindacato ha il ruolo di testare la percorribilità delle indicazioni suddette, l’Ordine ne verifica la deontologia. Il Sindacato deve inoltre far sì che il professionista abbia informazioni veicolate nel modo giusto, per essere subito operativo. Posso dire che, se si rispettano con rigore le indicazioni operative che abbiamo formulato, il rischio di trasmissione da SARS-COV-2 viene quasi completamente azzerato.

Quale ruolo ritiene debba avere in un futuro prossimo il Tavolo Tecnico sull’Odontoiatria istituito al Ministero della Salute? «Il Tavolo tecnico non nasce esclusivamente per la patologia Covid-19, ma per affrontare i vari aspetti dell’Odontoiatria. In questo momento si è occupato nello specifico del virus SARS-COV-2 e continuerà ad occuparsene; infatti molto probabilmente sarà necessaria una revisione del lavoro, svolto alla luce di nuove conoscenze scientifiche, test rapidi sierologici validati ed un eventuale vaccino».

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