Finita l’emergenza, nelle strutture sanitarie gli obblighi vaccinali del personale amministrativo dovrebbero essere uguali a quelli degli altri lavoratori. E non andrebbero sospesi i sanitari guariti dal Covid che tardino a re-immunizzarsi dopo soli 3 mesi o a sottoporsi alla quarta dose. Lo scrive il Presidente Nazionale di Associazione Italiana Odontoiatri Fausto Fiorile al Ministero della Salute, che in una nota spedita il 29 marzo alla FNOMCeO ed alle altre federazioni ordinistiche sanitarie ha spiegato per quanto tempo vanno considerati “immunizzati” dal Covid 19 i sanitari non vaccinati guariti dal coronavirus: la nota era stata sollecitata dallo stesso Fiorile, in una lettera al Presidente FNOMCeO Filippo Anelli dopo le prime interpretazioni ministeriali.

Il Ministero ha fissato i seguenti principi. In primo luogo, si considera sempre inadempiente, e può essere sospeso dall’Ordine, il sanitario che non ha effettuato la dose di richiamo scaduti i 120 giorni dal vaccino. I soggetti che non si erano vaccinati ma hanno preso il Covid e ne sono guariti possono tornare al lavoro ma devono praticare una dose di vaccino scaduti i 3 mesi dal test positivo altrimenti, dal 91° giorno dall’accertamento della positività, possono essere sospesi. Se invece il sanitario era atteso alla terza dose dopo aver praticato le prime due (ciclo primario) e il contagio della malattia è arrivato prima, la guarigione non esime dal richiamo, che va praticato trascorsi 120 giorni dalla data del test diagnostico positivo.

«Concordiamo con la necessità di tenere alta la guardia, e mantenere l’obbligo per i sanitari, ma la nota ministeriale introduce situazioni da rivedere», premette il Segretario Sindacale AIO Danilo Savini. «In primo luogo, crea una disparità tra obblighi dei lavoratori della salute e quelli degli altri lavoratori. AIO ritiene che d’ora in poi per il personale amministrativo, che non viene a contatto con i pazienti ma applica le protezioni individuali di legge, si applichino le stesse norme introdotte dal Decreto Riaperture per i lavoratori di tutti gli altri comparti, in coerenza con la cessazione, lo scorso 31 marzo, dello stato di emergenza. Sottolineo che, stando ai dati in possesso di AIO, non risultano segnalazioni di sinistri per contagio da Covid-19 avvenuti in questi due anni di pandemia negli studi dentistici né tra i pazienti né a carico del personale amministrativo o sanitario».

«Per i professionisti della sanità, invece, fermo restando l’assoluto consenso all’obbligo vaccinale, sottolineiamo come numerosi studi scientifici evidenzino che l’immunità acquisita con l’infezione è molto più efficace e duratura rispetto all’immunità acquisita a seguito di vaccinazione», dice Fausto Fiorile, Presidente AIO. «A nostro avviso, per chi ha completato il ciclo di 2 dosi, la malattia da Covid-19 successiva dovrebbe essere equiparata alla terza dose di vaccino e andrebbe rivisto l’obbligo di “booster” dopo 120 giorni. In caso contrario avremmo paradossi: ci sono colleghi ammalatisi nella prima ondata, poi bi-vaccinati, e ora ri-ammalatisi obbligati ad una “quinta immunizzazione”», dice Fiorile. Sempre in relazione alle evidenze scientifiche che quantomeno equiparano l’immunità naturale acquisita con la malattia a quella ottenuta con il vaccino, «AIO chiede infine per tutti i sanitari guariti dal Covid-19 di aumentare l’intervallo, oggi definito dal Ministero in 90 giorni, oltre il quale è obbligatorio il richiamo vaccinale».

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