L’attività odontoiatrica resta essenziale per i servizi sanitari, sicura perché negli studi non si generano contagi, e da sostenere economicamente negli stati membri dell’Unione Europea. Lo afferma il Council of European Dentists (CED), “braccio” della Commissione UE guidato dall’italiano Marco Landi – dove Associazione Italiana Odontoiatri è rappresentata dal past president Pierluigi Delogu e da Stefano Colasanto – nel documento Un anno di lavoro CED sul Covid-19, sinossi delle conseguenze della pandemia sui dentisti europei. Il testo riassume i risultati di 20 sondaggi che esplorano l’impatto del virus sugli studi in 27 stati membri, le sfide affrontate dalla professione e le cose da fare per il futuro.

Da marzo 2020 ad aprile 2021, il CED ha dedicato una notevole attenzione a capire l’impatto dell’emergenza sulle sanità pubbliche, sulla salute orale e sull’odontoiatria e per garantire che il settore continuasse a rispondere alle esigenze dei pazienti. Nei mesi del primo picco, la fornitura di cure dentali è stata limitata alle emergenze e la routine è stata limitata o sospesa dal 67 al 100% dei casi. Oltre il 58% degli intervistati ha segnalato carenze e mancanza di accesso a dispositivi di protezione (maschere, occhiali, camici chirurgici e visiere) fino a giugno 2020. Diversi paesi hanno segnalato un aumento dei costi associati al controllo delle infezioni e hanno esortato ad inserire i dentisti nei gruppi prioritari di vaccinazione.

Nella seconda e la terza ondata, in tutta Europa molti studi sono rimasti aperti malgrado ulteriori lock-down perché i dati hanno mostrato che non ci sono maggiori rischi di infezione. In oltre il 77% dei casi le associazioni dentistiche nazionali non riportano un aumento del tasso di infezione dei dentisti. E la maggior parte dei contagi non ha avuto origine da ambienti professionali.

Dopo un anno di convivenza con la pandemia, l’odontoiatria si riafferma dunque parte essenziale dell’assistenza sanitaria: indagini ed interlocuzioni poste dal CED in quest’anno dimostrano che è sicura per i pazienti, il team odontoiatrico e gli stessi dentisti. I protocolli di sicurezza adottati in studio sono efficaci ma è della massima importanza che il dentista abbia sempre accesso a dispositivi di protezione individuale adeguati e che il prezzo di essi non costituisca un onere finanziario aggiuntivo. Inoltre, è essenziale che le minacce sanitarie non interrompano la continuità dell’offerta di cure: il rinvio dei trattamenti odontoiatrici ha un impatto negativo sulla salute orale e generale dei pazienti e aggrava le disuguaglianze. È fondamentale, rimarca il documento CED, che i dentisti ricevano il sostegno del governo in casi straordinari di interruzione del lavoro, e che abbiano la priorità, insieme ad altri operatori sanitari, nell’accesso al vaccino Covid-19. Il Council incoraggia infine i dentisti a vaccinarsi per sensibilizzare i cittadini, e a promuovere la vaccinazione contro il Covid-19 nel grande pubblico.

«Quest’anno più che mai – sottolinea Fausto Fiorile presidente AIO – leggiamo nel prezioso lavoro svolto dal council come i problemi italiani ed europei siano comuni. I delegati dell’associazione Delogu e Colasanto hanno svolto un costante lavoro di raccordo, incarnando un’odontoiatria italiana che comunica problemi concreti, che ha patito misure restrittive poco utili in tempo di Covid, che è tesa all’eccellenza, indispensabile ai servizi sanitari, capace di mettere in atto tutte le misure di sicurezza per tutelare i pazienti dai contagi: confido che grazie ai dati del documento CED i governi capiranno finalmente che nelle pandemie non è di alcuna utilità limitare l’attività professionale nei nostri studi».

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