Allargare l’accesso alle cure orali, ascoltare gli alert di ONU ed OMS, costruire risposte congiunte tra dentisti e Servizio sanitario nazionale per i pazienti disabili e vulnerabili. È la strada indicata dal Presidente di Associazione Italiana Odontoiatri Gerhard K. Seeberger ad Altamura alla presentazione del Progetto “We care disability” con il contributo di Ordini ed Associazioni professionali. L’obiettivo, in una città di 80 mila abitanti e un bacino ampio, tra Bari e Matera, è offrire un servizio odontoiatrico complementare a quello già coperto dalla sanità pubblica. Con prestazioni ulteriori accessibili economicamente e geograficamente. All’evento erano presenti Anna Pappalardo, Presidente locale di Anffas, Associazione Locale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo, i vertici dell’associazione degli assistenti di studio IDEA, e il DG dell’Asl Bari Luigi Fruscio. Intervenuto a distanza, il Presidente Nazionale AIO ha ricordato tre concetti: primo, allargare l’accesso alle cure apre la strada a una migliore prevenzione; secondo, la Dichiarazione Politica ONU sulla Copertura Universale della Salute comporta che entro il 2030 almeno otto stati membri su dieci dovranno garantire la copertura pubblica delle cure dentali; terzo, per il Servizio sanitario investire almeno sulla prevenzione odontoiatrica porterebbe risparmi sia perché gli italiani starebbero meglio sia perché le cure offerte in Italia genererebbero più ricchezza per tutti.
«In Italia–spiega Seeberger –più di un quinto della popolazione (13 milioni) vive con almeno una disabilità e 3,1 milioni sono affetti da disabilità gravi (dato dell’Istat, che si avvale del Global Activity Limitation Indicator); un disabile su tre ha più di 75 anni e circa mezzo milione hanno bisogno di cure dentali nell’immediato. Le associazioni nazionali dei dentisti riunite nella World Dental Federation-FDI chiedono “accessibility, affordability ed availability” (accessibilità, economicità e disponibilità) delle cure. Noi odontoiatri siamo pronti a fare la nostra parte: due anni fa in occasione della Giornata Mondiale della Salute Orale, AIO si è candidata con il Ministro On. Orazio Schillaci, a sperimentare l’avvio di cure odontoiatriche “di dignità”, termine coniato dal nostro Segretario Nazionale Danilo Savini e che oggi ritrovo in linea con il progetto “We Care Disability”. È chiaro che serve un investimento statale, che però non si profila ingente, e può generarsi all’interno delle cure odontoiatriche, azzerando già nel breve termine gli oneri anticipati dal Servizio sanitario».
Ma dove investire? «L’obiettivo è la prevenzione. Lo Studio sulla Salute Orale DMS· 6 della Società tedesca di Odontoiatria e Medicina Orale dimostra che un euro speso in prevenzione delle malattie parodontali genera 76 euro di risparmio di spesa al budget per la salute complessiva (non solo orale) delle persone. Certo, noi non abbiamo un sistema come in Germania: là l’impegno è di garantire, attraverso il 99% dei dentisti operativi, la copertura a tutti i meno abbienti e ai disabili che non possono scegliere per le proprie cure. Abbiamo però una quantità e qualità di strutture pubbliche ed operatori sanitari ragguardevole. E impiegata solo in parte, come dimostrano i dati degli specialisti convenzionati».
Lo scorso maggio ad Expodental Meeting a Rimini, alla tavola rotonda “Odontoiatria e Ortodonzia, tra digitalizzazione e multidisciplinarietà” organizzata da UNIDI e Suso, Seeberger aveva già osservato che, se il governo non investirà in odontoiatria pubblica, assisteremo a un ulteriore boom del turismo odontoiatrico fuori dal Paese, alimentato dalla sensazione dei cittadini di non farcela economicamente a sostenere le cure, dalle lunghe attese per le prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza e dalla scarsa informazione sulla salute orale fornita dalle istituzioni. «Sui viaggi della speranza non esiste un censimento. L’ipotesi minima parla di 200 mila italiani che ogni anno si sottopongono in paesi extra UE a “grandi interventi”. Ipotizzando una media (un po’ bassa…) di 5 mila euro a intervento, il prodotto è 1 miliardo di euro. Che se fosse speso qui per metà sarebbe restituito al fisco. Ove scoprissimo che i pazienti-turisti sono il doppio, a fronte di 2 miliardi di giro d’affari con 1 miliardo di euro di tasse introitate lo stato finanzierebbe una prevenzione che non lascia nessuno indietro».
Nella foto in alto, da sinistra, il Presidente Nazionale AIO Gerhard K. Seeberger e il Ministro della Salute On. Orazio Schillaci