Un servizio sul quotidiano romano il Tempo (“Giro di vite sui dentisti low cost”, 11 gennaio 2017) fa il punto all’indomani del parere del Ministero dello Sviluppo secondo cui solo le società tra professionisti iscritte all’Ordine sono abilitate ad erogare direttamente cure odontoiatriche perché a differenza di Srl & co consentono di tutelare la concorrenzialità dei prezzi e la trasparenza del rapporto dentista-paziente. In particolare, un passaggio del testo riporta i dati Istat secondo cui tra il 2005 e il 2015, lungi dall’attrarre i pazienti a reddito più basso grazie alle loro proposte low cost, queste società abbiano avuto uno sviluppo cui non è corrisposto una maggiore accessibilità delle cure dentali per gli italiani. Come spiega Giovanni Migliano, presidente AIO Roma intervistato da Antonio Sbraga, a parte che «spesso non sappiamo chi ci sia dietro queste società e quali capitali ci siano dietro, è capitato che alcune abbiano chiuso all’improvviso lasciando i pazienti con cure da terminare, dopo averli allettati con grandi sconti», esse non sono un’alternativa al dentista classico ma semmai al Servizio sanitario nazionale che dovrebbe coprire l’assistenza alle fasce più indifese della popolazione, ma non vi riesce. Di qui il ricorso al low cost di cui però talvolta i pazienti pagano le conseguenze in termini di cure di minor qualità. Migliano ricorda la recente audizione in cui Associazione Italiana Odontoiatri ha indicato alla politica la strada della prevenzione e quella della defiscalizzazione delle spese sostenute dal dentista.

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