Stress lavoro correlato

Torino, 08 Giugno 2011
Cari colleghi,
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Il D.Lgs. 81/08 ha specificatamente individuato lo stress-lavoro correlato come uno dei rischi oggetto di valutazione e quindi di adeguata gestione dello stesso, la Commissione Consultiva Permanente per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro ha emanato delle indicazioni necessarie per la valutazione del rischio ed un percorso metodologico (comunicato Ministero del Lavoro GU 304 del 30/12/10).
La procedura valutativa prevede la compilazione di una check-list di indicatori che permettono, in base al punteggio ottenuto nel rispondere alle domande, di quantificare il livello del rischio presente e di mettere in atto, se necessario, attività di miglioramento delle condizioni di stress.
Nel caso delle aziende al di sotto dei 10 dipendenti è sufficiente un’auto certificazione della valutazione del rischio, comunque consigliamo di utilizzare la scheda di valutazione proposta dall’ ISPESL per evitare situazioni imbarazzanti in caso di richiesta di chiarimenti durante un’eventuale ispezione.
Tutte le aziende devono valutare questo rischio partendo dalla situazione che scaturisce verificando gli ultimi tre anni di attività (nel caso di attività con meno anzianità si useranno i dati a disposizione), questa prima fase è denominata: AREA INDICATORI AZIENDALI.
Per le aziende sotto i dieci dipendenti che in base al punteggio ottenuto risultano a rischio basso la valutazione finisce qui.
Per le aziende al di sopra dei dieci dipendenti e per quelle al di sotto che evidenziano un rischio medio o alto la valutazione prosegue con la seconda fase denominata: AREA CONTESTO DEL LAVORO e la terza fase denominata: CONTENUTO DEL LAVORO.
In base al punteggio generale ottenuto si dovranno prendere in considerazione dei provvedimenti correttivi per modificare i fattori di rischio.
La valutazione del rischio stress-lavoro correlato va eseguita ogni due anni.
La data certa della valutazione è “certificata” dalla firma di un terzo che potrebbe essere, se presente, l’RLS, RSPP non datore di lavoro, Medico Competente, Psicologo, ecc.
Premesso tutto questo, AIO reputa che tutti questi adempimenti siano un’inutile aggravio burocratico soprattutto in considerazione del fatto che in Italia gli Studi Odontoiatrici sono soprattutto di piccole dimensioni (al di sotto dei 10 dipendenti) e le condizioni di lavoro dei nostri dipendenti sono sicuramente migliori della maggioranza delle altre realtà lavorative.
Per questo motivo, a difesa della nostra libera professione, ci attiveremo in tutte le sedi competenti per dar voce al disagio diffuso provocato da tutte le incombenze che appesantiscono la normale attività dello studio odontoiatrico.
Dr. Pierluigi Martini

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