Fonte: newsletter "Dire Sanità, Salute, Professioni"
(DIRE – notiziario Sanita’) Roma, 25 feb. – In Italia ci sono 37 corsi di laurea con un solo studente e 327 facolta’ con 15 iscritti. Ma non solo. Nel 2001 i corsi di laurea erano 2.444, oggi sono piu’ che raddoppiati, arrivando a 5.500. E questo non tanto per rispondere alle esigenze di studio dei ragazzi quanto piu’ per accontentare i prof da mettere in cattedra. Negli altri Paesi Europei, la media dei corsi dei laurea e’ la meta’. È quanto emerge da una mini-mappatura degli sprechi tracciata dal
ministero dell’Universita’ e della ricerca.
Le materie insegnante nelle universita’ italiane sono circa 170.000, dice il ministero, contro una media europea di 90.000.
Nonostante cio’ nessun ateneo del ‘Belpaese’ e’ entrato nella graduatoria delle migliori 150 universita’ del mondo stilata dal Times. La prima nostra universita’ che compare e’ Bologna, al
192esimo posto. Negli ultimi 7 anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26.000.
Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori senza tener conto delle reali esigenze degli studenti, aumentando la spesa in maniera incontrollata. E come se non bastasse molte universita’
italiane hanno i conti in rosso. Quella di Siena, ad esempio, spende per il personale il 104% del suo finanziamento (il limite e’ il 90%) e la Federico II di Napoli il 101%, con decine di milioni di euro di passivo. I risultati del sistema non consolano: In percentuale in Italia si laureano meno studenti che in Cile