In riferimento alla notevole e giustificata polemica suscitata dalle pubbliche esposizioni, televisive e via social, di ANDI nazionale circa il “turismo dentale” e la” corretta scelta del dentista da parte del cittadino/paziente”, AIO ricorda a se stessa che in occasione di esposizioni pubbliche, i rappresentanti delle associazioni di categoria rappresentano se stessi, la propria associazione e i propri iscritti quando si è in consessi fra colleghi, i quali sono automaticamente edotti di differenze associative, linguaggio medico, problematiche di categoria. Quando invece si è in consessi pubblici o social, e spesso anche politici, all’esterno si è automaticamente considerati rappresentanti della categoria tutta. In tali occasioni si deve fare estrema attenzione a usare concetti e parole non fraintendibili e chiare e scelte in modo che il concetto arrivi come verrà inteso non dal collega, bensì dal cittadino/paziente. Quest’ultimo – come avviene per la pubblicità sanitaria – non può essere destinatario di informazioni che richiederebbero specifiche conoscenze per essere correttamente intese.
Orbene in questi ultimi giorni si è assistito, a nostro avviso, ad uno scivolone che ha visto le cariche apicali di ANDI e segnatamente il Presidente Carlo Ghirlanda mancare proprio in questo. Sicuramente per fretta di dire (spesso si è invitati in programmi radio tv all’ultimo momento) e talora di rimediare a cose dette in fretta.
Quanto detto nella trasmissione “Porta a Porta” a detta di cittadini/pazienti e non nostra non ha fatto capire, anzi il contrario, che l’intervento compiuto sul povero paziente barlettano è da considerare totalmente inaccettabile. Sta al limite ad un cattedratico, come ha fatto poi il mattino seguente, il Prof. Favia, spigare tecnicamente, le modalità o l’ambiente ove sarebbe possibile praticarlo ma tale spiegazione avrebbe di certo minor penetranza informativa sul cittadino/paziente. Il messaggio errato ha raggiunto tutti i cittadini/pazienti e lo ha fatto a nome di tutta la categoria (e ancor di più degli iscritti dell’associazione che veniva rappresentata). Ovviamente ci dissociamo da tale modalità.
Non è tutto. Il “decalogo” presentato a UnoMattina – dieci consigli al cittadino perché si informi al meglio prima dell’intervento (foto subito sotto) – oltre a molte indicazioni condivisibili ne contiene altre contraddittorie. Esempio: al settimo punto, si invita a diffidare del dentista che propone finanziamenti direttamente in ambulatorio. Ora, sia Andi che Aio propongono ai loro Soci convenzioni con società di credito per offrire in studio soluzioni di pagamento. Arduo capire come ciò possa essere causa di esclusione nella scelta del dentista di fiducia da parte dei cittadini. Tanto più che esiste una contraddizione con il secondo consiglio del decalogo: qui si invita a diffidare dei centri dove sono i direttori marketing, non i dentisti, a suggerire il preventivo. Su questo siamo d’accordo: solo un odontoiatra che conosce il suo paziente si rende conto delle cure da proporre, dei loro costi biologici ed economici e delle attenzioni relative. Questo professionista dapprima dunque dovrebbe proporre il preventivo per un intervento e poi dovrebbe astenersi dal proporre formule per renderlo sostenibile? Sia pure con la complicità di una sintesi televisiva che le voleva stringate, molte indicazioni del “decalogo” – si pensi al consiglio di verificare innanzi tutto se la prestazione ricercata è ottenibile nel servizio sanitario – sembrano finire con l’escludere dal novero dei dentisti selezionabili parti preponderanti della categoria. Ancora una volta, ci dissociamo da tale modalità.
Sentiamo tutti l’esigenza di comunicare il rischio per i 200 mila italiani che ogni anno vanno all’estero in cerca di cure low cost di trovarsi di fronte a imprevisti, a curricula non controllabili, all’impossibilità di seguire un follow up decente una volta tornati in patria, a muri di fronte alle loro richieste di risarcimento in caso di danni. Vorremmo tutti noi far sapere che il dentista italiano cerca la qualità di strumenti e materiali – la stessa che applicherebbe a se stesso – e la trova, ma purtroppo a costi più alti (a Bruxelles nel CED e soprattutto in FDI ed indirettamente in OMS come AIO stiamo dando un contributo per la battaglia per una salute sostenibile per tutti). Vorremmo inoltre comunicare che questa battaglia può essere vinta con un paziente cosciente e informato, anche dall’aiuto delle associazioni di categoria. AIO è in prima linea su questo punto.
Infine, vorremmo dire che il dentista italiano oggi però subisce una tassazione 3 volte superiore a quella applicata nelle mete del turismo dentale. Per non parlare di norme che impongono ai professionisti di alcune regioni adempimenti più “salati” dei loro colleghi del resto d’Italia. I nostri costi non sono quelli che abbiamo scelto noi ma originano in gran parte da una macchina burocratica che ai dentisti chiede responsabilità sociale senza poi concedere benefici in grado di agevolarne lo sviluppo.
Anche AIO sente l’urgenza di comunicare queste cose. Ma serve prudenza, concertazione, umiltà di confrontarsi. Continuiamo a ricordare a noi stessi che a volte si dovrebbe saper rinunciare ad una uscita pubblica, ancorché di prestigio personale e associativo, se non si è pronti o preparati ad adottare registri idonei alla platea che si ha di fronte.
Il Presidente Nazionale AIO Gerhard K Seeberger
Il Segretario Sindacale Nazionale Danilo Savini