Di Gerhard K. Seeberger*
“Malattie sistemiche e cavo orale – Rischio, Correlazione e Innovazione”: era il tema dell’ultimo Congresso del Collegio dei Docenti Universitari in Odontoiatria, CDUO, a Roma. Un tema di spicco in tante discussioni scientifiche e tavole rotonde interessanti ma che, prima di essere trattato, necessiterebbe di alcune riflessioni sulle rispettive interazioni di queste patologie per mettere in pista interventi efficaci, necessari da tempo.
Negli ultimi 35 anni le malattie del cavo orale sono cresciute in linea con l’aumento della popolazione globale. Un incremento ancora superiore l’hanno avuto malattie sistemiche come il diabete, correlate alle patologie del cavo orale. I dati dell’ultimo update del Global Burden of Disease Study (GBD Study 2021), pubblicati giusto un anno fa, indicano che ad oggi sono affetti da malattie orali circa 3.7 miliardi di individui, pari al 45,23% della popolazione globale. Nel 1990 su una popolazione mondiale di 5,3 miliardi la prevalenza di malattie orali era di 2,5 miliardi (48%). Vent’anni dopo su 6,96 miliardi di abitanti era salita al 56%, dal 2015 è ridiscesa al 47% e nel 2020 erano, come oggi, 45%, cioè più o meno la metà delle persone nel mondo. Siamo sulla buona strada? Sì ma non tutti.
Alla tavola rotonda del Congresso del CDUO ci siamo chiesti: quanto sono stati utili i dentisti negli ultimi 35 anni a contenere la patologia orale? Moltissimo, a leggere il DMS·6, sesto Studio sulla Salute Orale della Società Tedesca di Odontoiatria e di Medicine Orale secondo cui, in Germania, un Euro speso nella prevenzione delle malattie delle gengive ha consentito risparmi fino a 76 euro da reinvestire nella salute di una popolazione che già sta meglio. Ma a fronte di stati nazionali lungimiranti, ci sono paesi come il nostro dove sull’odontoiatria non si investe. Dal 1978 il Servizio sanitario concede prestazioni per appena 85 milioni l’anno. Gli italiani si curano i denti da soli. L’ultimo rapporto del Centro Studi Aiop dice che, su 40 miliardi di spesa sanitaria privata, la spesa per le cure dentali ammonta a 10,7 miliardi e il grosso è sostenuto con la carta di credito. Se come dentisti abbiamo lavorato al massimo, in 30 anni non siamo riusciti a far capire ai governi l’importanza della nostra missione per la salute dei nostri connazionali.
Da notare che l’investimento sulla salute orale influenza anche la salute sistemica. I dati GBD 2021 mostrano la crescita parallela e costante della diffusione del diabete. Si è passati da una prevalenza del 3,76% di 5,3 miliardi di persone nel 1990, a una del 7,58% di 8,18 miliardi nel 2025. Grazie a screening più diffusi, si assiste a un incremento delle diagnosi (e dell’incidenza!), cui va aggiunta l’ampia diffusione dell’obesità.
Parodontopatie e diabete mellito si influenzano reciprocamente, le une sono concausa dell’altro e viceversa, e tutt’e due sono prevenibili per il 90%. In Italia stiamo parlando di strategie per affrontarle entrambe? Agli Stati Generali della Prevenzione organizzati dal Ministero della Salute a Napoli giorni fa, si è spiegato da dove cominciare a puntare sulla prevenzione come investimento -neanche troppo costoso – per la salute pubblica?
Come Associazione Italiana Odontoiatri ha sottolineato alla Giornata della Promozione della Salute orale due anni fa al Signor Ministro Professor Orazio Schillaci, è arrivato il momento di discutere uno stanziamento dello Stato per la prevenzione orale ed un potenziamento della squadra (e degli orari) degli specialisti odontoiatri convenzionati ASL ma, innanzitutto, un coinvolgimento degli odontoiatri privati (95% di tutti gli odontoiatri). Obiettivo: restituire salute ai nostri connazionali, consentendo a loro una minor spesa per curarsi senza fughe in altri paesi e al SSN la possibilità di risparmi da reinvestire in nuovi, più avanzati livelli di assistenza odontoiatrica.
*Presidente Nazionale AIO-Associazione Italiana Odontoiatri