Un giorno mentre stavo conversando con un famoso collega americano riguardo l’incertezza del futuro, mi rivelò una sua massima: “Quando ti accorgi che verso di te stanno rotolando dei grossi massi, spostati di lato e lasciali passare. Ti accorgerai che ciò che arriva alla fine è soltanto un piccolo sassolino.”
Questo motto all’inizio mi fece un po’ sorridere, tuttavia negli anni è diventato una linea guida del mio comportamento. In passato avevo trascorso anni a “fasciarmi la testa” aspettando il peggio. Durante la mia presenza nel direttivo Andi provinciale, mi ricordo lunghe serate parlando di pletora odontoiatrica, del fatto che saremmo stati troppi; poi la legge 626, che ci avrebbe chiuso gli ambulatori; in seguito gli “Accreditamenti Bindi”, che ci avrebbero svuotato lo studio da ogni paziente.
Tutto queste cose sono poi accadute (più o meno), ma non nella visione drammatica che ci si aspettava. Ogni tanto penso a come sarebbe migliorata la mia vita se non mi fossi angustiato in anticipo. Quante ore perse in preoccupazioni inutili.
Da un po’ di tempo sta accadendo una cosa simile. Il nostro orizzonte è solcato da alcune nuvole chiamate Fondi integrativi. Come nei precedenti casi tutti ne parlano, ma nessuno sa esattamente come cambierà (e se cambierà) il nostro futuro. Intanto ognuno tira le sue conclusioni, da grande esperto del campo. Si trovano articoli che parlano di rischio di estinzione della categoria odontoiatrica nel breve termine (alla faccia, qui bisogna chiamare il WWF…); o ancora ci paragonano ai soldati giapponesi della seconda guerra mondiale, che a conflitto ultimato continuavano a combattere (personalmente, come tantissimi colleghi, mi sento uno di quei soldati, soltanto che la guerra è appena iniziata…) e per finire che bisogna subire una volontà politica precisa che nessuno ha la forza e la possibilità per contrastare (ma le associazioni da che parte stanno?).
Gran parte delle informazioni sindacali che ci provengono, arrivano dalle associazioni di categoria; in molti casi sono preoccupanti e in altri casi sembra vogliano persuaderci di qualcosa. Quando però le notizie sono unilaterali, difficilmente possiamo farci un’idea oggettiva della realtà. La metafora del militare è un esempio. Se la maggior parte dei dentisti è rappresentato da “soldati giapponesi isolati” allora significa che non siamo noi isolati, ma lo è forse chi fornisce l’informazione.
Cos’è quindi questo “Fondo Integrativo”? Da quanto ci è permesso sapere potrà (e non dovrà) rientrare in alcuni contratti di lavoro, come una specie di benefit. L’esempio più calzante è quello del FASI, il fondo per i dirigenti. In questo caso una parte dello stipendio viene accantonato per pagare le cure sanitarie. Il paziente può scegliere se rivolgersi a una struttura convenzionata o al proprio dentista di fiducia, ricevendo un rimborso.
Per i Fondi integrativi futuri non si conoscono ancora le modalità operative mediante cui si attiveranno. Possiamo immaginarli attraverso la metafora che ha usato il presidente dell’AIO, il dr.Salvatore Rampulla, riferendosi ai Fondi: un “bisturi”. Possono cioè essere uno strumento di guarigione o un mezzo per uccidere la qualità e la professione, dipende da chi lo usa. Se il bisturi lo utilizza il dentista, sa come usarlo e quindi lo adopererà per il bene del paziente e della professione; se invece lo si dà in mano ad un assicuratore, questi non lo conosce e c’è il rischio che assesti fendenti a destra e a manca creando morti e feriti.
In definitiva ci sono due visioni: quella positiva in cui il fondo rappresenta uno straordinario strumento di riduzione delle patologie per il paziente (intensificando la frequenza ad un programma di prevenzione) e un ottimo mezzo di sviluppo dello studio odontoiatrico (aumentando la quota dei pazienti attivi); quella negativa in cui si trasformano in un danno per il paziente (cure eseguite presso catene di montaggio e rischio di overtreatment) e in uno strumento mortale per la nostra professione (avvantaggiando l’investimento di capitale a scapito della qualità). Dipende da come verranno regolati.
Se venissero organizzati mediante un pagamento di tipo indiretto, in cui il paziente riceve un rimborso dall’assicurazione e si impegna anche a mantenere un certo numero di visite di
controllo/igiene durante l’anno, tutti sicuramente ne uscirebbero vincenti: il paziente risparmierebbe tempo e denaro grazie alla prevenzione e ai rimborsi; il dentista avrebbe più pazienti per il programma di richiami; le assicurazioni pagherebbero meno rimborsi grazie alla prevenzione. Nel caso invece di un pagamento di tipo diretto (in cui l’assicurazione paga direttamente la struttura), legato a grossi centri convenzionati, questo porterebbe a una perdita della libertà di scelta del paziente e ad una eventuale riduzione della qualità clinica. In questo modo tutti perderebbero: pazienti, dentisti e assicurazioni.
Sono questi tre infatti i soggetti interessati dal processo:
Purtroppo di questa realtà se ne parla molto tra dentisti, oppure tra le varie compagnie di assicurazioni o in qualche raro incontro tra le associazioni di categoria e qualche società assicurativa. È un fatto molto strano. Non si considera mai il pensiero della componente più importante del progetto: il paziente. E non parlo delle associazioni di consumatori che sappiamo essere più o meno influenzate (vedi articolo “Attacco alla professione” Dentist Report n.6 09/2006), parlo del paziente in quanto persona. Non si ascolta il suo pensiero, quando invece dovrebbe essere la prima cosa da fare. Bisogna infatti partire da lui per sapere quali sono le aspettative e i suoi suggerimenti. Parlarci addosso è inutile, la soluzione ai Fondi integrativi e alla loro evoluzione, ci può provenire soltanto dal paziente stesso.
Ascoltare le persone è l’alternativa vincente. In ogni decisione riguardante la mia professione ho sempre ascoltato i pazienti. Ogni volta che ho dovuto trasformare la struttura, i servizi offerti, perfino l’orario ed il tariffario, ho sempre richiesto il loro parere attraverso dei questionari. E’ infatti questa la soluzione se vogliamo realizzare una attività di successo.
Nel caso di iniziative che riguardano l’intera nostra professione, come i Fondi integrativi, è determinante conoscere il pensiero delle persone cui tale azione è rivolta. A tale scopo ho quindi incaricato una agenzia certificata di realizzare un’indagine conoscitiva intervistando un campione di 1200 persone in tutta Italia.
È solo un inizio, ma è senz’altro la strada corretta da seguire in questo particolare frangente. Le risposte ricevute sono state molto interessanti e ci danno già un’indicazione di quale potrebbe essere il futuro della nostra professione.