Il Dottor Dario Tamburrano, odontoiatra di riconosciuta esperienza ed eurodeputato attivo nelle politiche sanitarie e sociali a livello europeo, attraverso la sua doppia lente, quella clinica e quella legislativa, è in grado di offrire uno sguardo privilegiato su temi che toccano la salute pubblica, l’accesso alle cure odontoiatriche, e le prospettive della professione nel contesto europeo. Al Presidente AIO Lazio e Segretario CAO Dottor Giovanni Migliano, l’on. Tamburrano spiega il suo percorso, le motivazioni che lo hanno portato in Parlamento, e come scienza e politica possano convergere per il bene dei cittadini.

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di Giovanni Migliano

Dottor Tamburrano, cosa l’ha spinta a intraprendere sia la carriera odontoiatrica che quella politica?

In realtà non ho mai avuto un approccio carrieristico al lavoro, ma l’aspirazione di svolgerlo in coscienza nel migliore dei modi. Anche durante l’attività odontoiatrica mi dedicavo ai temi sociali ed ambientali; l’ambito politico, tuttavia, spesso consente una maggiore incisività. Nella legislatura 2014-2019, già trascorsa al Parlamento europeo, su salute pubblica e protezione degli ecosistemi (cose fra loro strettamente legate), credo di aver ottenuto risultati che non avrei potuto conseguire solo come dentista.

In che modo la sua esperienza clinica influisce sulle decisioni che prende a livello istituzionale europeo?

Medicina ed esperienza clinica insegnano che prevenire è meglio che curare. È questo il motivo per cui ho scelto di lavorare nella commissione parlamentare ITRE, competente su industria, ricerca ed energia: sono gli ambiti nei quali si prendono le decisioni che impattano su salute ed ecosistemi. Per il resto, l’elettore ha preso il posto del paziente: si tratta sempre di salvaguardare benessere ed interessi sia singoli che collettivi degli esseri umani.

La salute orale riceve sufficiente attenzione nelle agende sanitarie europee?

Attenzione non pervenuta, che io sappia. Ogni paziente di un dentista in realtà rappresenta fino a 32 pazienti (ciascuno dei suoi singoli elementi dentari), ma l’UE è orientata per lo più al principio del mercato e pone più spesso al primo posto non la salute, bensì i profitti degli operatori economici: soprattutto dei grandi operatori. I vincoli di bilancio ostacolano miglioramento e mantenimento del Servizio Sanitario Nazionale. Il riarmo peggiorerà le cose. Ancor più persone dovranno tagliare sulla prevenzione e la cura.

Quali misure concrete propone per migliorare l’accesso alle cure odontoiatriche nei paesi con risorse sanitarie limitate? L’odontoiatria preventiva viene sostenuta a livello europeo?

Attualmente – di nuovo – non risultano interventi concreti UE in questi settori. Affinché possano essere realizzati, è necessario un nuovo modello sociale ed economico che non metta più al centro mercato e riarmo, ma che preveda invece interventi pubblici e politiche economiche espansive. Il Green Deal dell’Unione europea poteva essere l’occasione per effettuare questo passaggio, dato che la transizione ecologica comporta spese tali da non poter essere scaricate sulle tasche dei cittadini.  Tuttavia, il Green Deal non ha speso una sola parola sulla necessità di un passaggio del genere.

La tecnologia sta cambiando rapidamente la professione: come può il legislatore europeo accompagnare questi cambiamenti?

La tecnologia cambia tutte le professioni fin dall’Età della pietra, ma negli ultimi decenni il ritmo è divenuto esponenziale. L’approccio a ciascuna professione va modificato ogni pochi anni, ma a questo non corrisponde un adeguamento dei modelli di apprendimento: sempre che tale adeguamento sia possibile. L’odontoiatria resta una delle poche professioni che ad oggi non può essere completamente automatizzata. Le nuove tecniche diagnostiche e i miglioramenti tecnologici sono utili, ma una macchina non può sostituire l’interazione empatica ed umana con il paziente.

Come si possono armonizzare gli standard odontoiatrici tra i paesi membri?

Molto si è fatto in realtà per armonizzare gli standard tecnici e normativi. Ma finché l’UE viaggia a più velocità, non potranno essere armonizzati gli standard intesi come qualità e accesso universale a cure di qualità. Vi sono grandi divari sia fra le regioni italiane, sia nel grande spazio geografico compreso fra Lisbona e Tallinn.

La mobilità dei professionisti odontoiatrici all’interno dell’UE rappresenta più una risorsa o una sfida?

Non la considero né una risorsa né una sfida. Sarebbe un’opportunità se appunto la formazione odontoiatrica fosse omogenea all’interno dell’Unione europea.

È favorevole a un “passaporto europeo della salute orale” per facilitare il trattamento transfrontaliero?

Trovo opportuna piuttosto una cartella clinica complessiva transfrontaliera, ferma restando la protezione totale dei dati personali. Mi riferisco al rischio che le compagnie assicurative possano avere accesso a tali dati, come anche ai dati genetici che oggi permettono di predire la predisposizione di una persona ad ammalarsi. Qualora accadesse, nessuno assicurerebbe coloro che nascono sfortunati, salvo magari far pagare premi maggiorati dando luogo a una nuova inaccettabile forma di discriminazione su base genetica individuale.

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