ROMA (6 giugno) – Archiviato l’esame di maturità, per tanti ragazzi c’è un’altra fonte di ansia: il test di accesso all’ università, un appuntamento che coinvolge decine di migliaia di candidati.

In cinque anni – secondo dati dell’Unione degli universitari – sono cresciuti del 300% i corsi che prevedono un test d’ingresso prima dell’immatricolazione, passando dai 242 del 2001 agli oltre 1.000 del 2006 su un totale di 3.100 corsi di laurea. Una proliferazione che l’ex ministro Mussi voleva frenare. Quella dei test d’ingresso è una scelta delle università legata all’autonomia. Il mese «clou» è settembre ma alcuni prestigiosi atenei come la Luiss prevedono due sessioni: aprile e, appunto, settembre. E la barriera della selezione non è un freno se lo scorso anno le domande di ammissione all’ateneo della Confindustria sono state oltre 3.300 per 1.300 posti disponibili e alla Bocconi, lo scorso settembre, 7mila candidati hanno dato l’assalto ai 2.510 posti disponibili.

In alcune facoltà come medicina, veterinaria, odontoiatria il numero programmato per le immatricolazioni è previsto, invece, oltre che da una legge italiana, da una direttiva eruoepa che riguarda l’accesso alle professioni. Tanto per dare un’idea dei numeri, per l’anno accademico 2006-2007 ai corsi di laurea in medicina e chirurgia sparsi in tutta Italia, per 7.763 posti messi a concorso, hanno presentato domanda 53.455 diplomati, per quelli di odontoiatria, 865 posti, si sono messi in gara 16.389 studenti e a veterinaria 5383 ragazzi si sono contesi 1.476 posti.

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