di Danilo Savini*

Il consiglio dei ministri ha finalmente approvato lo schema di decreto legislativo di revisione del regime impositivo dei redditi (Irpef ed Ires) in attuazione della delega fiscale, legge 111/2023. Lo schema di decreto, annunciato da dicembre, stabilisce la neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali anche attraverso la futura introduzione dell’art. 177 bis TUIR. Dai Notai ai Commercialisti, dagli Avvocati agli Ingegneri, dai Medici ai Dentisti fino agli Artisti, se conferiscono la propria attività ad un’impresa (anche in forma di società tra professionisti) di cui sono soci non pagano imposte perché i loro conferimenti, come capita già per gli imprenditori individuali, non sono più considerati un “evento realizzativo”, cioè tassabile. Ciò accadrà dalla data di entrata in vigore del decreto, atteso e promosso da lungo tempo dalla categoria e dai professionisti in genere.

Gli odontoiatri potranno trasformare sia studi associati sia studi organizzati in forma individuale (con P.IVA) verso società tra professionisti senza pagare un euro (a condizione che vi sia continuità nei valori contabili). In questi casi infatti si presume che i beni passino dal singolo titolare/dallo studio associato ad una società che non fa un lavoro diverso da lui.

Da 13 anni, dacché esistono le società tra professionisti, gli esborsi fiscali frenano chi le volesse scegliere. Le Stp non hanno il giusto riconoscimento malgrado possano fruire, a differenza degli studi monoprofessionali, di benefici come i crediti di imposta sugli investimenti e soprattutto in diverso regime di tassazione (reddito di impresa, tassazione per competenza e non per cassa e aliquote differenti per le società di capitali).

Gli anni scorsi il parlamento ha bocciato proposte sostenute da AIO tese ad accettare le sole Stp all’esercizio societario dell’odontoiatria. Nel 2023 però il vento è cambiato. È stato messo agli atti un ordine del giorno che impegna il governo ad ammettere la sola Stp come forma societaria per l’esercizio dell’odontoiatria. Nel frattempo, le società tra professionisti tra primavera ed estate sono passate da 1200 a quasi 1400 con un aumento di oltre il 10%. I colleghi che le hanno aperte per fruire del credito d’imposta, ingiustamente negato ai “single”, si sono subito accorti di un vantaggio rispetto ad altre categorie: l’Enpam non chiede il contributo integrativo. Se il Giornalista o il Commercialista chiedono al committente un 4% in più sull’onorario da versare alla cassa previdenza, e la società professionale deve riversare quella percentuale due volte, il dentista non è soggetto a ciò. Poi con l’arrivo della flat tax (15% fino a 85 mila euro) il vantaggio si è fatto enorme. Analizziamolo.

Da quest’anno chi esercita da solo fino a 85 mila euro di fatturato paga appena 9.945 euro di Irpef mentre sforando quel tetto paga quasi 40 mila euro. Se però a prendere 85 mila euro a testa sono quattro soci (non parenti o coniugati tra loro) di una Stp che fattura 400 mila euro e ha 60 mila euro di spese, questi soci sono ugualmente tassati con il 15% della flat tax (il 5% per i primi 5 anni di attività) e non sull’intero fatturato. Mettersi in società conviene più che mai. I dati dei Commercialisti dicono che i professionisti associati hanno una redditività media del 140% superiore ai singoli. Con questa norma, che ci soddisfa pienamente, per la prima volta il legislatore vara una normativa che concede qualcosa di più e di nuovo alla Stp.

AIO sostiene da sempre formule imprenditoriali dove il capitale non assume un ruolo preponderante e tale da influenzare la gestione dei rapporti tra curante e paziente. La società tra professionisti per noi è l’unica forma di azienda certificata dall’iscrizione – nel nostro caso all’Omceo. È dinamica, si presta far parte di reti di imprese cui può accedere anche il singolo professionista, in un contesto in cui ciascuno mantiene la propria individualità ma ci si presenta all’esterno come soggetti ben più competitivi. Deve essere assicurata, informare l’utenza sui titoli posseduti dai soci, rilasciare preventivi scritti. Se chiude lasciando per strada i pazienti, non solo finisce in tribunale ma è sanzionabile deontologicamente. L’Italia si avvia a considerare in via prioritaria questa impresa etica come modello. Noi crediamo che solo su questa via si tuteli il diritto alla salute. Con un’odontoiatria organizzata, efficace, efficiente, etica e non certo con società di capitale che oggi ci sono e domani investono in altro.

*Segretario Sindacale Nazionale AIO

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