Per il “Black Friday” l’allineatore arriva a casa scontato in un pacchettino. Grazie all’intelligenza artificiale, sono bastate due misure prese senza passare dal dentista e l’apparecchietto è stato stampato in 3 dimensioni, e pagato online dal paziente, magari con un super-sconto. L’uso di sistemi AI per sostituire il professionista sta diventando un fenomeno comune qua e là dell’Atlantico. E nei giorni scorsi è stato oggetto di un Position Paper del Council of European Dentists, organo consulente della Commissione Europea dove sono presenti i rappresentanti dei 340 mila odontoiatri degli stati comunitari.
«Sollecitato già nel 2022 da Pierluigi Delogu e da me in qualità di delegati CED di Associazione Italiana Odontoiatri, il documento esprime preoccupazioni sull’avanzata di terapie fai-da-te e rivolte direttamente ai consumatori senza la mediazione di professionisti odontoiatri», spiega Stefano Colasanto, Responsabile Esteri AIO. «E, in relazione agli allineatori, spiega che, prima di iniziare qualunque trattamento ortodontico, un esame globale ad opera di un dentista qualificato o di uno specialista ortodontista è “il minimo standard accettabile” per venire incontro ai bisogni del paziente».
Il documento non chiude all’intelligenza artificiale. Anzi, recita che, se guidato da un professionista odontoiatra, l’uso di software capaci di “apprendere” e prendere decisioni può contribuire a ridurre i costi d’accesso agli apparecchi ortodontici, a migliorare la qualità diagnostica, a far crescere il settore dentale. «Ma il CED avverte anche –dice Pierluigi Delogu, Past President AIO –che i danni di un allineatore progettato da un’intelligenza anonima, a differenza di quelli dell’allineatore del dentista, non hanno un responsabile».
È uno dei temi di cui si occuperà il 10° Congresso Politico AIO il 2 dicembre all’Università di Modena, che tratterà di “Nuove tecnologie digitali ed odontoiatria”, esaminando le sfide della telemedicina, dell’intelligenza artificiale, dei nuovi dispositivi medici, per finire con i sistemi di messaggistica e prenotazione e con le piattaforme social.
«Il documento è stato perfezionato da poco. Intanto in questi mesi il problema ha superato i confini dell’ortodonzia. In Italia stanno girando non solo allineatori ma faccette ordinate come i capi in sartoria, e confezionate incrociando dati in pochi secondi», dice Colasanto. «Abbiamo rinnovato l’esortazione ai colleghi esteri a porre la massima attenzione a questa nuova odontoiatria fai da te per lo più guidata da richieste estetiche, a costi relativamente bassi, dove non si tiene conto di diagnosi, terapia, riabilitazione, funzionalità, qualità e durata. È un’odontoiatria senza dentista. Con possibili effetti disastrosi, sottolineiamo, non per la professione odontoiatrica ma per i pazienti».
Il documento – promosso insieme ad altri sul riconoscimento delle qualifiche e delle discipline specialistiche, e sull’esigenza di una più graduale dismissione dell’amalgama – porge in effetti stringenti raccomandazioni, come conferma Delogu: «Si chiede che ogni decisione su processo di cura, diagnosi e trattamento resti dell’odontoiatra; che la sicurezza del paziente sia la priorità; che non ci siano problemi nel ricondurre i trattamenti alla responsabilità del professionista; che il paziente sia informato nel dettaglio prima di dare il consenso e sia edotto sui rischi di cure non decise da professionisti. Infine, i dentisti devono evitare di lavorare per compagnie dove la responsabilità sul trattamento e sulle cure successive è decisa a distanza da una non ben individuabile figura che fornisce una terapia in scatola con istruzioni d’uso. Mi preme ricordare che anche se la scelta terapeutica non è del clinico, la responsabilità sull’esito del trattamento sarà sempre imputabile a colui al quale il paziente si rivolge. Sta ora alla professione far applicare queste regole, a livello di tutti gli stati membri dell’Unione Europea».
Nella foto, da sinistra, Stefano Colasanto e Pierluigi Delogu.