Leggiamo sul Sole 24 Ore Odontoiatria di Dicembre ’07 un articolo (all. 1) di Norberto Maccagno, addetto stampa dell’ANDI, in cui viene fatta una suggestiva affermazione: l’ANDI in virtù della propria percentuale di iscritti rispetto alla totalità degli esercenti l’odontoiatria (n.d.r. dichiarati quasi 22.000 su oltre 54.000, pari a circa il 40%) sarebbe, più che un’associazione sindacale di categoria (tipo AIO), un movimento politico.

Suggestiva affermazione che, contestualizzata nell’ambito degli avvenimenti degli ultimi mesi (nell’ordine: legge Bersani, riforma degli Ordini, odontoprotesista, tariffario ANDI., accordo Ministero/ANDI per la fornitura di prestazioni a tariffe sociali, fondi sanitari integrativi) ci può far capire dove ci si voglia portare, come e chi ci si stia portando. Una suggestiva affermazione in cui bisogna distinguere tra “ciò che è vero”, “ciò che si vorrebbe fosse vero” e “ciò che è falso” per poterne valutare appieno il significato.

Tra il “ciò che è vero” rientra il cosa sia un movimento politico: lo possiamo considerare un modo che hanno singole persone (la cosiddetta base) di aggregarsi per portare prepotentemente all’attenzione di chi governa questioni irrisolte, modalità di aggregazione che molte volte diventa partito politico.

Questo però c’entra poco con l’ANDI conosciuta da tutti noi: i soci finora hanno creduto di iscriversi ad un’associazione sindacale che ne difendesse i legittimi interessi e non c’è stata alcuna assemblea che sancisse alcuna trasformazione.
Nonostante ciò, se escludiamo l’ipotesi di un infantile utilizzo di termini altisonanti per darsi importanza, dobbiamo prendere atto che ultimamente qualcosa nell’ANDI è cambiato.

Sicuramente l’ANDI non è diventata un movimento politico (un qualcosa che probabilmente rientra in "ciò che si vorrebbe fosse vero"), ma può darsi che qualcos’altro di politico sia diventata: verosimilmente una sorta soggetto politico.
O, per meglio dire, è l’attuale dirigenza dell’ANDI che si è trasformata da interlocutrice di soggetti politici e istituzionali (il compito di un’associazione sindacale) in collaboratrice di un soggetto politico (più che in soggetto politico lei stessa).
Dopo, è l’ovvio presupposto, averne sposato acriticamente le tesi: è la realtà che il Segretario Sindacale ANDI Prada (all. 2) vorrebbe mascherare quando scrive che il Ministro ha individuato nell’ANDI l’unico interlocutore in grado di garantire un progetto concreto e valido.

La distinzione tra dirigenza ANDI e ANDI presa nel suo insieme (al di là della sua ovvietà) non è casuale perché chiarisce l’utilizzo, altrimenti incomprensibile, del termine movimento. Parlare di movimento significa suggerire di essere interpreti di una esigenza generalizzata che non esiste; l’accoppiamento con il supposto numero degli iscritti espressa in percentuali, che si vorrebbero bulgare, suggerisce l’idea di un’investitura anch’essa inesistente. Soprattutto non esiste l’investitura a collaborare con il governo per trasformare l’odontoiatria libero professionale che conosciamo in un’odontoiatria convenzionata.
Essere stati eletti significa realizzare il programma indicato dagli iscritti. Nel caso dell’ANDI (all. 2) si può contare al massimo su di un Consiglio Nazionale già convocato per altri motivi ed un bel mese di tempo (festività natalizie comprese) per apposite riunioni informative (perché quelle decisionali si fanno da altre parti, altrimenti si rischia si perdere un fantastico treno che ci porta diritti in un baratro).

Che l’ANDI sia stata usata strumentalmente lo dimostra la stragrande maggioranza dei soci che non sa nulla di questo tradimento, che non sa nulla di tutta una serie di iniziative calate dall’alto senza preventiva discussione, del perché di tariffari/tempari, di tariffe sociali, che non sa nulla di come (con la scusa più volte usata da questa dirigenza che non c’era niente da fare) si stessero appoggiando con decisione verticistica progetti governativi ben noti da tempo e mai realizzatisi perché avevano finora trovato ferma opposizione, che non sa nulla dei fondi sanitari integrativi che dovranno erogare forzatamente cure odontoiatriche attraverso studi accreditati (significa che i tutti gli studi monospecialistici riclassificati sono tagliati fuori al contrario di quanto chiesto dall’Ordine).

Ma probabilmente non è tutto e ci può essere un’altra ragione nel volersi definire movimento: una sorta di conquista di pari dignità (se non di punto di riferimento) rispetto ad un altro movimento, quello dei consumatori, le cui pressioni, a detta dei dirigenti ANDI, hanno consigliato la pubblicazione del famoso tariffario. Quasi che i nostri dirigenti sindacali vogliano diventare interpreti dei consumatori, un’interpretazione che però va contro tutti i principi etico – deontologici della nostra professione, contro lo stesso bene dei nostri pazienti che sono ben di più che semplici consumatori.

Un’interpretazione che però, guarda caso, è uguale a quella dell’attuale governo. Che poi è come dire che la scelta politica fatta è consistita nell’appiattirsi sull’inaccettabile visione che questo governo ha del futuro dell’odontoiatria (ma anche della medicina in generale); è come dire di avere deciso per una strada facile da percorrere perché già tracciata, con la certezza di una sicura visibilità personale, ma con la scusa che fosse l’unica possibile perché dettata dalle leggi del libero mercato.

A questo punto più che di “libero mercato” si deve parlare di “mercato”: in questa ottica vale tutto, compreso l’imbonimento. In questa ottica si può scrivere che, nell’ambito dell’accordo Ministero/ANDI sulle tariffe sociali, non esistono gare d’appalto con i laboratori ma che si faranno subito dopo la firma dell’accordo (All. 2). Si può anche scrivere di essere contro i convenzionamenti diretti e la riga subito dopo proporsi come mediatori con il terzo pagante (alias entrare nei Consigli d’Amministrazione delle neo mutue – All. 1). E’ questo il premio per essere stati scelti dal Ministro, che nel linguaggio della dirigenza ANDI si traduce con avere valenza politica di condizionamento.
Ma a chi hanno spiegato che nell’arco di pochi mesi la maggior parte dei dentisti vedranno i loro studi chiusi perché non accreditati, che gli altri lavoreranno a tariffe imposte, che la maggior parte dei pazienti non avrà più il suo dentista di fiducia?

Allora forse la questione del movimento va ripreso in considerazione e formarne uno vero.
Un movimento formato da dentisti che operano con coscienza e dai propri pazienti, un movimento che spazzi via il prima possibile chi ha deciso che in Italia bisogna introdurre la stessa fallimentare odontoiatria di altri paesi occidentali.
Un movimento che urli forte il tremendo sbaglio che si sta facendo sia nei confronti di noi medici odontoiatri che dei nostri pazienti.
Un movimento che limiti i danni di quanto da troppo tempo stiamo denunciando come imminente senza essere creduti.
Un movimento che nasca velocemente perché di tempo per reagire, per urlare in faccia in faccia alla dirigenza ANDI che non si tratta di demagogia ma della vita di un sacco di persone, ne abbiamo veramente pochissimo

IL CONSIGLIO DIRETTIVO DI DENTISTI MILANO

ALLEGATO 1
ALLEGATO 2

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