In un incontro promosso a Bologna dalle società scientifiche odontoiatriche ASSO è emerso che Commissione Albo Odontoiatri nazionale, ANDI ed UNIDI hanno chiesto al Ministero della Salute di esentare alcuni dispositivi dall’obbligo di riportare il Codice UDI da parte dell’odontoiatra. Tale obbligo, richiesto dal regolamento 745/2017, secondo i richiedenti sarebbe inutile ai fini della tracciabilità dei medical device. «È condivisibile approfondire l’iniziativa anche se non è stata coordinata da tutti gli attori dell’odontoiatria italiana», dice il Presidente AIO Gerhard K Seeberger (nella foto), presente all’evento, dove tra l’altro è stato ricordato che tra i dispositivi da tracciare potrebbero ricadere “non solo impianti, membrane e biomateriali ma anche altri device che restano in bocca per breve tempo”. «A Bologna ho portato le posizioni AIO, espresse come di consueto nell’interesse di tutti gli Odontoiatri italiani e critiche rispetto al regolamento europeo, sottolineando che detto regolamento vige nel nostro paese come una legge e pone in tutta Europa analoghi oneri e sanzioni», dice Seeberger. «Alcuni produttori ci hanno scritto ricordandoci come i dispositivi da loro prodotti nelle classi citate da CAO, ANDI ed UNIDI rientrino negli obblighi della normativa. Per contro, bastano semplici accorgimenti per essere in regola, come il foglio di Excel approntato da AIO, dove annotare sul pc gli estremi del dispositivo, i codici UDI e l’intervento sul paziente. Tutti i presenti ci hanno dato atto della sostenibilità delle soluzioni proposte da AIO, in maniera semplice ed a costo zero».

«A Bologna ho sottolineato – continua Seeberger – che la normativa UE va comunque migliorata. E, non da solo ma con vari contributi tra cui sottolineo quello di Claudio Gatti Past President SidP, ho fatto presente che dovrebbe essere tutta l’Odontoiatria italiana (i sindacati e Asso) a rappresentare al Ministero i problemi implicati dal regolamento 745. Che è nocivo per i produttori – a volte piccole e medie imprese, molte italiane – poiché incrementa le spese regolatorie a detrimento, a parità di budget, delle spese di ricerca. È un punto interrogativo per il mercato, perché riduce tendenzialmente la varietà dei prodotti disponibili. È problematico per l’odontoiatra, implicando costi che AIO ha cercato di tamponare con l’uso del foglio Excel e richiedendo tempo per annotare la documentazione: oneri che possono trasferirsi nell’onorario. Ho poi ricordato che i costi delle prestazioni dentali in Italia nel 90% dei casi sono a carico del paziente: il regolamento UE rischia così di fare carta straccia delle Dichiarazioni Politiche degli High Level Meeting sull’Universal Health Coverage delle Nazioni Unite del 2019 e 2023, firmate dai rappresentanti del nostro governo, in cui si ribadisce che le famiglie in tutto il mondo non devono destinare più del 10% dei loro budget alle cure. Aggiungo che in tutto il Sud Europa, malgrado l’esistenza di sistemi sanitari nazionali, il pagamento delle prestazioni odontoiatriche è posto a carico del paziente e questo gap potrebbe essere sollevato a Bruxelles come ha fatto AIO al CED. Si tratta di una materia in cui l’Odontoiatria deve marciare unita e parlare sia alla Commissione UE attraverso il CED sia al Ministero della Salute».

«AIO si coordinerà con gli altri stakeholder perché arrivino a Bruxelles proposte univoche, autorevoli, in grado di incidere su una normativa difficile ma non impossibile da cambiare», dice Seeberger. «È essenziale cooperare per ottenere risultati sui temi che interessano le questioni vitali della Professione: un metodo di lavoro da sempre auspicato da AIO e che, a partire dal suo insediamento nel 2018 il Presidente CAO Raffaele Iandolo fino ad oggi aveva promesso di condividere. Dobbiamo entro maggio “costruire” una riunione kick-off insieme e trovare una soluzione che coniughi contenimento dei costi per tutti dal produttore al paziente, un Made in Italy al massimo livello per il mondo e una linea italiana con una visione coerente, con un governo in grado di firmare nell’interesse della sua filiera, della sua gente e delle nazioni vicine».

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