Se la privacy appare violata, il numero chiuso cade. Così insegna la sentenza del Tar Sicilia 121/2014 che ha riammesso cinque studenti esclusi dopo l’effettuazione del test per accesso a Medicina e Odontoiatria perché l’ateneo aveva fatto compilare la scheda anagrafica prima dello svolgimento dei quiz lasciandola in vista sul banco accanto alla carta d’identità del concorrente. L’affiancamento dei due documenti avrebbe consentito “la conoscenza del codice identificativo abbinato a ciascun candidato prima della compilazione dei questionari, con conseguente rilevante violazione del principio dell'anonimato".

Secondo Associazione Italiana Odontoiatri, ora bisogna riflettere sull’opportunità di mantenere il numero chiuso con l’attuale contesto ordinamentale.

«Non c'e' ormai più limite alla fantasia delle cause addotte pur di accedere al Corso di laurea in Odontoiatria, anche dalla porta di servizio», afferma il segretario AIO Angelo Raffaele Sodano. «Sarebbe interessante capire se la violazione della privacy abbia turbato il concorrente tanto da impedirgli di esprimere il massimo delle potenzialità, o se a determinare la mancanza di quel fondamentale requisito che è l'anonimato del concorrente sia bastato l'abbinamento del codice a barre con i documenti relativi (ma un occhio umano in grado di effettuare lettura ottica riesce difficile immaginarlo). Da tempo AIO afferma che sugli accessi al corso di laurea e sulle modalità di realizzazione dell'esame di stato è ora di cambiare registro. Il problema della pletora non necessariamente va risolto contingentando gli ingressi di nuovi studenti ai corsi, tanto più in questa Italia».

Mauro Miserendino

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