Il caso della ragazza morta ieri a Palermo per le complicazioni infettive di un ascesso trascurato, che si è trasformato in fascite necrotizzante e poi in mediastinite, fa riflettere in casa AIO. «Non soltanto pesa il tragico epilogo, poiché la setticemia in questi casi è relativamente frequente e la morte ricorre fino al 20% delle volte, ma desta sensazione leggere che la famiglia non avrebbe avuto disponibilità per le cure, per intervenire prima», afferma Denis Poletto responsabile quadri dell’Associazione Italiana Odontoiatri. «Stiamo tornando in alcune aree del paese alla situazione di degrado di un secolo fa, per colpa della crisi che restringe l’accesso alle cure, ma anche per colpa di una situazione di incomunicabilità sociale di cui sono vittime le fasce economicamente più deboli e più anziane della popolazione, che si va accentuando con la progressiva chiusura di studi monoprofessionali in difficoltà. E ci chiediamo, di fronte a questi vuoti assistenziali: è davvero la grande clinica odontoiatrica la risposta alle patologie odontoiatriche dell’indigenza?»
«C’è poi un altro discorso che ci riguarda da vicino come professionisti legati all’etica professonale, al dovere di intervenire quando qualcuno davanti a noi sta male». Aggiunge Poletto. «Di fronte all’assenza di risposte (dov’era il dentista? Dov’era il medico di famiglia? Non poteva fare niente il pronto soccorso?) devo purtroppo chiedermi: c’è davvero la pletora come risulta dagli albi professionali, o siamo in troppi solo relativamente agli aspetti, gli orari, i ceti sociali più “battuti” dalla nostra attività quotidiana? Seguo personalmente un ambulatorio in casa di riposo e faccio fatica a trovare collaboratori tra i giovani disposti a ruotare con me; ho proposto ad alcuni giovani nel mio studio di affrontare situazioni particolari, con le spese di materiali e personale coperte da me, e un compenso per le spese vive: mi è stato risposto che queste non sono prestazioni redditizie.
Io credo che la professione non debba lasciare nulla di intentato per restare vicina al territorio, alle persone, nella prevenzione come nell’approccio alle urgenze».
Da un anno AIO solleva il problema dell'accesso alle cure e dell'attenzione che, soprattutto a livello governativo, è necessario rivolgere con maggiore incisività alle fasce sociali più deboli,. «Abbiamo proposto un piano strategico – ricorda il Presidente Pierluigi Delogu – che partendo dalla prevenzione crei una coscienza dell'importanza della salute orale e punti, attraverso le corrette abitudini, alla salute generale dell'individuo. Non a caso il 20 marzo si celebrerà la giornata Mondiale della salute orale nella quale AIO rilancerà il messaggio : "Di prevenzione ce n'è una sola". Ma perché il messaggio sia incisivo deve arrivare a tutti i cittadini affinché in una nazione come la nostra il caso di Palermo non diventi solo un raro dato statistico, ma non sia ammissibile che si possa ripetere».