Quattro anni fa un gruppo di lavoro al Ministero della Salute presentò in conferenza stato-regioni le Indicazioni per la presa in carico di persone con bisogni speciali: un documento che affidava al Servizio sanitario i pazienti disabili con bisogni odontoiatrici. Quel testo, le regioni non lo hanno ancora approvato. Qualcuna lo ha applicato da sola –l’Umbria ad esempio–  ma la maggior parte è ferma. Francesco Occipite Di Prisco, presidente nazionale AIO negli anni Novanta (nella foto) e uomo di punta del “board” che emanò le indicazioni, aprirà con la sua relazione il convegno sull’Assistenza Odontoiatrica per la fragilità sociale e sanitaria organizzato dalle Caritas di Roma, Latina e Gaeta il 10 febbraio prossimo, presenti tra gli altri il Presidente CAO nazionale Raffaele Iandolo, la Presidente dei corsi di laurea in odontoiatria Livia Ottolenghi, l’Arcivescovo di Gaeta Luigi Vari, il Direttore Caritas Alfredo Micalusi, Roberto Santopadre di AIO Roma e Caritas Roma, e il presidente AIO Latina Francesco Zaccheo. «Faremo un punto sui nuovi livelli essenziali di assistenza per i pazienti vulnerabili o affetti da fragilità. E ci chiederemo perché in molte parti d’Italia il Servizio sanitario, nonostante gli standard messi per iscritto, da questi pazienti pare sempre più allontanarsi». Occipite Di Prisco, che nel Gruppo di lavoro ministeriale era delegato AIO, sottolinea come i sindacati odontoiatrici abbiano un ruolo chiave nel sollecitare politiche a sostegno dell’assistenza per i più fragili. «In casa ogni famiglia o quasi ha un familiare con Alzheimer o con problemi di demenza, un disabile, un immunodepresso. Per una parte importante di questi utenti le linee guida del ’19 dettano standard di dotazione, strumentazione, personale che le Regioni sarebbero chiamate a dislocare tra territorio ed ospedale, così da mettere in collegamento il dentista -pubblico o privato– e la sanità pubblica. Ma in Regioni come il Lazio, ed altre, alla carenza di offerta SSN in odontoiatria e all’annosa assenza di concorsi pubblici, si aggiunge che professionisti del privato e servizi delle Asl non si parlano. Dovremmo avere primari odontoiatri chiamati a coordinare i servizi, e in molte Asl d’Italia mancano. Da noi in Lazio sono stati chiusi i centri di secondo livello; vengono così a mancare riferimenti sia per chi vive in aree decentrate– il che è gravissimo – sia per chi sta in grandi città. Morale: ad un soggetto autistico non collaborante per un’estrazione la risposta arriva solo da centri privati e finisce per pagare 15 volte di più».

I servizi cancellati in parte sono offerti dalla Caritas. «Quest’ultima però assiste prioritariamente pazienti con profonde vulnerabilità sociali, ad esempio i senza fissa dimora, e non dovrebbe surrogare le carenze del servizio sanitario», osserva Occipite Di Prisco. Secondo lui il sindacato ha un ruolo chiave «non solo nel proporre soluzioni ma anche nell’aprire un dibattito con le istituzioni. Siamo alla vigilia della Giornata Mondiale per la Promozione della Salute Orale, il 20 marzo prossimo. Associazione Italiana Odontoiatri che ho avuto l’onore di presiedere negli anni Novanta, è protagonista in questa giornata. E rappresenta quell’odontoiatria privata che ha il polso dei problemi della popolazione e delle falle organizzative del sistema. In una materia di cui il servizio sanitario si dimentica da 50 anni, noi odontoiatri privati offriamo proposte di cura tenendo presenti i problemi di reddito e vulnerabilità nel territorio di riferimento. È arrivato il momento di farci sentire, di fare sì che le Regioni conoscano la nostra realtà».

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