Nei giorni scorsi le catene odontoiatriche aderenti all’associazione Ancod hanno tenuto un incontro con il Ministero della Salute. Obiettivo: contrastare “pregiudizi” ed iniziative istituzionali tese, a loro dire, a minare il mercato, la concorrenza, le imprese associate. Molte le parole spese, con l’appoggio del Referente del ministero della Salute per l’odontoiatria Enrico Gherlone e di Pierpaolo Sileri ex Sottosegretario alla Salute in quota M5S (!) per vantare il contributo dell’offerta delle società di capitali alla crescita di un paese che, a dispetto delle richieste di molti italiani, si avvicina alla sanità integrativa per via dell’arretramento del servizio sanitario pubblico. Alle affermazioni dell’Avvocato Nicola Spadafora presidente Ancod, risponde il Segretario Sindacale AIO Danilo Savini (nella foto).

Danilo Savini*

Leggo su Odontoiatria 33 di un convegno organizzato da ANCOD presso il Ministero delle Salute. Leggo la notizia, ascolto le interviste e non mi sorprendo. Non mi sorprendo perché, come al solito, si parla di fake news, cioè di quelle mezze verità che si vogliono far credere per ottenere un fine. Bene, vediamole partitamente.

Prima di tutto sgombriamo il campo da un elefante che si sbandiera proprio da parte di ANCOD come diversione. Almeno per me che so di non parlare, qui, con furbetti del quartierino o abusivi, non è mai stato centrale il problema della qualità dei materiali o dei professionisti. Ci mancherebbe che colleghi laureati o materiali legali in Italia non siano di “qualità”; così come per il concetto di “low cost”, sappiamo benissimo che per il paziente le grandi catene non sono “low cost “ma anzi “High financing” perché quasi ogni piano terapeutico finisce con un finanziamento con una finanziaria di un fondo di investimento…che strano.

E vediamo le vere “fake”: i numeri dei dipendenti, ad esempio. Le grandi società di ANCOD ne hanno pochissimi, forse 10 o 20 l’una. I fantomatici 7000 medici (più igienisti o compresi igienisti non si capisce mai) sono Partite Iva non dipendenti, senza tutela contrattuale. Mantengono un rapporto di collaborazione non con la casa madre ma con il singolo centro che a sua volta ha la sua singola Partita Iva ed è quindi un’entità fiscalmente singola. Vediamoli questi singoli centri che ANCOD chiama odontoiatria organizzata. Ogni singolo centro è già di fatto strutturato come una STP-SRL e se si trasformasse fiscalmente in quello non si perderebbe alcun posto di lavoro. Si perderebbe solo la possibilità del capitale puro di interferire nelle scelte cliniche e nel rapporto medico-paziente (ricordando sempre che le catene sono di proprietà di fondi di investimento trans-nazionali e hanno giustamente come obiettivo etico dare dividendi maggiori agli investitori). Le società di capitali potrebbero rimanere come società di servizi alle STP-SRL…. Se non volessero interferire …

C’è poi la fake (alla quale credono pure molti rappresentanti degli odontoiatri come vedo nell’articolo) secondo cui l’odontoiatria organizzata sarebbe quella delle consociate ANCOD che fa prestazioni indispensabili per la salute. Dal 2016 sono state eseguite 10 milioni di prestazioni, cioè circa 1,5 milioni anno… viste così sono tante no? Gli odontoiatri singoli o associati in Italia eseguono, ad essere cauti, 70 milioni di prestazioni ogni anno…Qualcosa non torna se in Ancod dicono che sono l’8% dell’odontoiatria (intendono a fatturato perché questo considerano come unico dato di outcome). In tal caso, ne dovrebbero eseguire circa 6 milioni l’anno. Come mai così poche? Magari perché si scelgono le prestazioni più remunerative? Ok, allora avranno un utile alto e pagheranno più tasse allo Stato rispetto agli altri studi singoli o associati…Ma qui i dati non tornano di nuovo: ogni centro delle “catene” dichiara (dati Agenzia delle Entrate) circa la metà in utile di uno studio odontoiatrico pagando meno tasse e con aliquota in genere inferiore. Ma come è possibile visto che fanno economie di scala e non sono low cost? Tutto legale, sia chiaro, ma un dividendo agli investitori, anche stranieri, lo devono pur dare no? E chi sono questi investitori che guadagnano sui soldi out of pocket degli italiani che li rivorrebbero in prestazioni e salute? Si tratta a volte di grandi investitori stranieri, e a volte magari di assicurazioni, le stesse (corto circuito) che possono governare o riassicurare fondi integrativi o welfare aziendale. L’odontoiatria organizzata e ben finanziata, deve e può mantenere, se si vuole, la centralità del rapporto medico-paziente (quella che ci chiedono i pazienti e giustamente citata dal Senatore Zaffini) e la libera scelta del medico da parte del paziente che è la base della buona medicina. Questo però si ottiene con la vera odontoiatria organizzata e cioè con le STP-SRL o comunque declinate, con le associazioni e soprattutto con lo sviluppo normativo, legale e fiscale delle reti d’impresa che sono il vero futuro, non con ambulatori più o meno consociati senza libertà di scelta e con un turn over altissimo dei famosi giovani Odontoiatri affiancati dagli esperti, come ci ricorda il collega Baruch, che appena possono se ne vanno.

Parliamo ora delle tecnologie giustamente ricordate dal Prof. Sileri già viceministro alla Salute, chirurgo generale, che ora scopriamo nel comitato medico-scientifico di ANCOD… ma che forse ha una visione ospedaliera…Le migliori tecnologie sono quelle accessibili a tutti. Per fortuna quando diventano affidabili e certificate diventano anche accessibili. Una CBCT, una CAD-CAM, uno Scanner, una stampante 3D, un device ad Intelligenza Artificiale oggi li può avere chi vuole, in base a scelte cliniche (non solo di immagine o economiche). E le economie di scala le può ben fare una rete d’imprese magari senza schiacciare neanche i produttori; stessa cosa vale per l’accesso a fondi europei. Quindi dice bene il Prof Gherlone, rappresentante dell’odontoiatria presso il Ministero, che da anni dirige centri organizzati e ha con sé il Prof Sileri, l’organizzazione è il futuro. Ma non lo è quella di ANCOD, e non possiamo certo dire che sia la strada quella di far diventare dividendi magari esteri i soldi out of pocket che gli italiani vogliono diventino salute.

Smentito quindi – con stupore di molti vedo, –che l’odontoiatria organizzata sia quella delle consociate ANCOD, veniamo al fatto verissimo, come ci ricorda di nuovo il Senatore Zaffini, che il riordino del settore dell’out of pocket intermediato o meno è indispensabile. I 9 miliardi di euro (su 40 circa più 23 per la disabilità) che gli italiani spendono in odontoiatria i cittadini-pazienti vogliono che diventino salute e non investimento finanziario, come abbiamo già avuto modo di ribadire in sede istituzionale. Questo si può avere, in tutta la medicina, con la libera scelta del medico fra tutti gli iscritti all’Ordine e nello specifico dell’odontoiatria con la forma delle STP quale unica opzione intrinsecamente etica e controllabile (la maggior parte delle SRL esistenti esercita in piena etica e ottima medicina sia chiaro ma lasciando la porta aperta al resto). Se si ha in testa il bene del cittadino e non del capitale fine a se stesso, si deve quindi incentivare e migliorare normativamente la STP e la rete d’impresa. Unica vera forma di odontoiatria organizzata. Ha di nuovo ragione il Prof Sileri: è anacronistico tornare indietro ad una odontoiatria organizzata alla ANCOD…. se si ha in testa il paziente, le tasse, lo sviluppo del Paese. Bene ha fatto ANCOD dopo anni a farsi guidare dal Dott. Spadafora di Confapi visto che non si parla di odontoiatria ma di finanza … ma continuare a dire fake non è che le fa diventare vere.

* Segretario Sindacale AIO

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