«Per la prima volta l’Antitrust anziché gli Ordini professionali mette nel mirino i Fondi sanitari e le convenzioni tra assicurazioni e medici o dentisti, valutandole dal punto di vista etico e professionale, come da sempre fa AIO». Danilo Savini segretario nazionale di Associazione Italiana Odontoiatri commenta l’istruttoria aperta dal Garante della concorrenza e del mercato sui Fondi Intesa San Paolo e RBM dopo che sono arrivati dai cittadini iscritti oltre 1000 reclami per comportamenti lesivi da parte dei “terzi paganti” (esempi: la richiesta di documentazione eccessiva al lavoratore, i ritardi nell’autorizzare le prestazioni, i no immotivati a rimborsi, i vincoli alle prescrizioni dei medici).

Non si sarebbero stancati solo i cittadini: il Presidente Nazionale AIO Fausto Fiorile ricorda che «i colleghi Odontoiatri convenzionati di Anomec hanno da poco inviato un esposto all’Antitrust contro le clausole sempre più restrittive nei loro contratti. Con Anomec ed altre forze del settore, AIO sostiene il disegno di legge del senatore Pietro Ichino finalizzato, tra le altre cose, a rendere nulle alcune clausole delle polizze sanitarie che scoraggiano l’assicurato dal rivolgersi al proprio professionista di fiducia non convenzionato, o che addirittura vietano tale possibilità, prevista però all’articolo 32 della Costituzione».

«La lettura politica che attraverso il Ddl Ichino viene fatta del fenomeno “Terzi paganti” è la stessa portata avanti da sempre da parte di AIO – continua Savini – da quando nel 2016 dedicò ai terzi paganti in Italia con Eurispes un libro bianco. Oggi ritroviamo altrettanta attenzione da parte di alcuni Ordini provinciali e ne siamo particolarmente felici. In un parere recentissimo sulle convenzioni dirette, quelle in cui l’assicurazione paga direttamente il medico o il dentista per la prestazione effettuata, la Commissione deontologica e bioetica dell’Ordine dei Medici ed Odontoiatri di Udine raccomanda agli iscritti di segnalare, a tutela dei diritti dei pazienti e dell’autonomia professionale, qualsiasi criticità deontologica si trovino ad osservare in relazione ai fondi sanitari».

Nel parere della Commissione si evidenziano due situazioni possibili. Nulla da dire se il paziente acconsente, anche tacitamente, ad essere indirizzato ad una certa struttura, ma non si può accettare che un esame clinico scelto dal medico non sia rimborsato, o un piano di trattamento non possa essere contemplato come invece spesso accade; in tali frangenti, implicitamente, il Fondo prescrive o rifiuta terapie, senza nemmeno instaurare contraddittori con il medico, o dentista curante, né avvalersi della consulenza di un proprio medico interno. Così, da una parte abusa della professione e dall’altra mette in contrasto professionista e codice. I vincoli subìti possono spingere il sanitario ad eseguire solo prestazioni rimborsate nei tariffari per non perdere il paziente, escludendone altre. «Il parere cristallino della Commissione cita tra i suddetti vincoli sia il divieto di chiedere compensi per alcune prestazioni (prima visita) oltre a sottolineare come tariffe troppo basse possano spingere il professionista a recuperare profitto aumentando le prestazioni a scapito del tempo e della salute del paziente stesso. In tal modo, i problemi dei liberi professionisti convenzionati si ripercuotono sui lavoratori», dice Savini. «Da tempo chiediamo che si torni a guardare alla sanità integrativa con gli occhi del medico e del paziente, e non con gli occhi del “mercato”. Adesso i fatti ci stanno dando ragione».

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