Leggo e rileggo il documento di riforma dello Statuto dell’ENPAM e mi assale il dubbio che, concentrando l’attenzione e gli sforzi nel ridefinire la governance dell’Ente, si sia trascurata l’analisi della complessa struttura previdenziale attuale e si sia provveduto a semplificarla procedendo ad un accorpamento che non tiene conto delle specificità. Dagli attuali 5 Fondi ne derivano 2 – uno Generale e uno per la Medicina Accreditata e Convenzionata – e laconicamente si sottolinea che «le attuali gestioni saranno articolate» all’interno dei due nuovi contenitori e che «si terrà conto delle specifiche diversità delle categorie con particolare riferimento all’aliquota di prelievo (di sangue? ndr) e al corrispondente coefficiente di rendimento». Quale alchimia, mi domando, potrà mai garantire al nostro Fondo, quello della Libera Professione, quell’orgogliosa diversità derivante dalla sua giovinezza, ossia, la sua (ad oggi) maggiore stabilità? Da un lato si è tentati di aprire l’accesso al sistema ENPAM a nuove figure sanitarie per trasfondere sacche di plasma fresco ad un sistema sanato dalle recenti riforme dei Regolamenti ma con 5 gradi diversi di affanno, mentre dall’altro si procede a “fonderci e confonderci”? No, grazie! Scusate l’ardire ma e’ come se si avallasse la riforma dell’Unione Europea usando le risorse della virtuosa Germania e senza averla ascoltata!

Eppure, tutto era iniziato sotto diversi auspici… “Le strategie del cambiamento”, Roma – Novembre 2011: con questo titolo impegnativo l’Ente di Assistenza e Previdenza dei Medici ed Odontoiatri italiani, con un parterre di assoluto rilievo (presenti Monti e Amato), aveva alzato il sipario sul cantiere dei lavori in corso della non più rinviabile revisione dello Statuto. Per le Associazioni e Sindacati di categoria il prologo fu l’invio di un questionario ad hoc, seguito dall´insediamento di un´apposita commissione. I lavori per la riforma del Regolamento dei Fondi hanno impegnato allo spasimo dirigenza, uffici, Consulte e sistema mediatico per più di un anno e, finalmente, si torna a ragionare di Statuto: la Commissione redige le linee guida sulla cui base il gruppo tecnico/legale della Fondazione provvederà a redigere la bozza dello Statuto.

Questo lo stato dell’arte, la fotografia del percorso fin qui compiuto; dell’esito del lavoro della Commissione, sinteticamente racchiuso in 10 punti, è stata resa partecipe solo una parte delle Associazioni e Sindacati di categoria; da parte nostra abbiamo elaborato e fornito all’Ente le risposte al questionario ma non abbiamo ufficialmente, probabilmente per una mera disattenzione, ricevuto l’elaborato finale distribuito al Consiglio Nazionale dell’ENPAM il primo dicembre 2012.

Comunque, da un’analisi del documento licenziato dalla commissione riforma emerge una certa asimmetria: dei 10 punti, ben 8 sono quelli in cui si delinea la nuova struttura organizzativa della Fondazione. Una governance mista ordinistico/elettiva, la legittimazione della componente odontoiatrica, un CdA più snello, l’abolizione del Comitato Esecutivo, segnali di incompatibilità tra incarichi ne sono i punti salienti. Sempre in relazione all’organizzazione, l’ineluttabile (?) abolizione dei Comitati Consultivi (ad oggi insuperato “vivaio” di professionalità di ambito previdenziale e collegamento bidirezionale dell’Ente sul variegato territorio nazionale); unico germoglio di tecnicismo risulta espresso nella “costituzione di Comitati Tecnici su specifici argomenti” sic!

In merito alla nuova funzione Istituzionale dell’ENPAM si ribadisce l’attuale “mission” di Ente di Previdenza dei soli Medici ed Odontoiatri italiani ma si lascia aperta la possibilità di una successiva eventuale adesione ad altre professioni sanitarie.

La Struttura Previdenziale: a fronte delle attuali 5 gestioni (Fondo Generale, della Libera Professione, della Medicina Generale, della Specialistica ambulatoriale e degli Specialisti esterni) si passerebbe a 2 soli Fondi: Previdenza Generale e della Medicina Convenzionata e Accreditata. L’unicità del patrimonio a garanzia di tutti i Fondi gestiti e “una cornice normativa comune” nel rispetto “delle diverse categorie con particolare riferimento all’aliquota di prelievo ed al corrispondente coefficiente di rendimento” sono le enunciazioni che traghetterebbero a quella semplificazione che anche i Ministeri da tempo sollecitano ma…. non sempre semplificazione e’ sinonimo di “garanzia”.

Angelo Raffaele Sodano

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