Riportiamo la bella intervista realizzata da Patrizia Gatto a Fausto Fiorile per Management Odontoiatrico. Il Presidente Nazionale AIO mette a fuoco una nuova missione, la più importante, per gli Odontoiatri giunti nel vivo, ed oltre, del loro percorso professionale. Dopo aver costruito in 40 anni il proprio “marchio” sulla qualità della prestazione, sull’organizzazione dello studio e sul servizio alla collettività di una specifica area geografica, il Professionista deve fare in modo che quel patrimonio non si disperda, e cercare dei successori che alla passione per il lavoro uniscano dedizione al Paziente e rispetto della deontologia.
Attuale Presidente AIO Nazionale, abbiamo avuto il piacere di incontrarlo all’ultimo Collegio dei Docenti che si è tenuto a Bologna gli scorsi 7-9 aprile. A lui alcune domande in merito al passaggio generazionale, alla digitalizzazione, all’alleanza tra giovani professionisti ed esperti e agli attuali temi “caldi” di AIO.
Dottor Fiorile, in un recente intervento al Collegio dei Docenti lei si è rivolto ai professionisti sessantenni che col tempo si avviano al termine della loro carriera. Può riprendere il tema per i nostri lettori?
Chi oggi ha intorno ai sessant’anni, e mi ci metto anch’io, si è laureato e ha mosso professionalmente i primi passi alla fine degli anni Ottanta contribuendo a costruire e consolidare poi nel tempo un modello di assistenza odontoiatrica di qualità e diffusa capillarmente; un po’ come lo sono gli studi dei medici di famiglia. Una rete di professionisti efficace nel dare risposte, anche se forse un po’ troppo fitta, dal momento che contiamo un dentista ogni 1000 abitanti quando il rapporto ottimale sarebbe di 1 ogni 1500-2000. Prima che si accinga ad uscire di scena, la mia generazione ha ancora un impegno importante da portare a termine: trasferire il proprio know-how di esperienze ai giovani odontoiatri che verranno dopo di noi. Non parlo tanto di passaggio di competenze tecniche, quanto piuttosto di tutte quelle conoscenze legate alle abitudini e ai comportamenti dei pazienti, al rapporto di fiducia instaurato con loro; conoscenze su come le nozioni apprese nel corso di studi possano essere utilizzate concretamente e praticamente nell’attività di tutti i giorni; conoscenze su come la promozione del proprio Studio e della propria attività debba essere fatta all’interno di un comportamento etico e deontologico. E molto ancora. Nel corso degli anni di attività abbiamo costruito sui Territori dei veri e propri Presidi sanitari il cui valore deve essere preservato. Ognuno di noi deve pertanto lavorare per trovare il proprio “Erede”, o meglio ancora più eredi che possano prendersi carico dell’attività e farla evolvere in un servizio sanitario che continua. Eredi che possono essere i figli per i professionisti più fortunati oppure i collaboratori che si sono incontrati e conosciuti professionalmente nel corso della carriera. Dobbiamo pensare al “dopo di noi”. Per questo è importante individuare a chi passeremo il testimone. Diversamente il rischio è molto alto. Lasciare spazio alle Catene o ai Gruppi di Capitali organizzati che già hanno iniziato a muoversi per occupare i territori attraverso vere e proprie campagne acquisti tra i professionisti a fine carriera.
Oggi la digitalizzazione non è il futuro ma un imperativo presente, ha dichiarato, e non va rifiutata, ma accettata criticamente. Perché chi non è convinto potrebbe avviarsi verso un inesorabile declino?
Lo studio moderno richiede di essere al passo con i tempi. E’ pertanto impensabile che il processo di crescita digitale non sia parte integrante di una struttura odontoiatrica che vuole confrontarsi con pazienti sempre più attenti e orientati giustamente alla qualità. Il tempo per gli studi che rifiutano di aprirsi alle tecnologie digitali volge ormai al termine. Esistono purtroppo ancora realtà dove nemmeno si utilizza un software gestionale e si continuano a scrivere diari clinici con carta e penna. Mi spiace essere così diretto, ma non hanno futuro! Oggi i flussi digitali sono presenti in ogni processo di diagnosi e fase di terapia. Non possiamo non tenerne conto. E’ impensabile quindi che anche i sessantenni non abbiano dimestichezza con questi strumenti. Software gestionali, Software di programmazione per terapie ortodontiche, implantari e protesiche, Software di comunicazione con il paziente; scanner digitali, fresatori, stampanti 3D, immagini radiodiagnostiche 3D, sono solo alcuni esempi di come siamo permeati dal tema digitale. Oggi lo studio moderno non può sottrarsi dal fare investimenti importanti nell’ambito digitale. Ne va del presente oltre che del futuro della propria attività. Chi non investe nel flusso digitale, difficilmente può offrire il grado di qualità e precisione che questa professione ormai richiede.
Insieme, tanti anni fa a Chia, abbiamo condiviso come la digitalizzazione può creare una grande alleanza tra giovani professionisti e professionisti esperti e maturi. Questa convinzione è molto viva in lei e nell’Aio.
AIO ha l’Innovazione e l’Eccellenza tra i valori fondanti ed è convinta che la digitalizzazione sia un terreno sul quale giovani e meno giovani dell’odontoiatria possono incontrarsi per comunicare meglio e quindi far crescere ulteriormente in qualità il sistema della Rete territoriale. Le sinergie che tra giovani e veterani si possono costruire sul tema sono pazzesche. Il sessantenne che vuole uscire dalla comfort-zone ed investire sull’informatizzazione può trovare nel collaboratore “nativo digitale” un interlocutore ed alleato estremamente prezioso in grado di offrire competenze che lui non ha. In cambio però al giovane trasmetterà esperienza, visto che una riabilitazione implantoprotesica progettata al Computer in modo ineccepibile dal punto di vista tecnico, rischia di essere monca se gestita da chi non ha l’esperienza sufficiente in ambito clinico sul paziente. Si tratta in pratica di una grande occasione di scambio che può emergere da questo confronto generazionale, dove sia il giovane che il veterano possono dare il loro prezioso contributo.
L’Aio è una convinta sostenitrice del modello italiano di studi professionali, gestiti da un titolare e capillari sul territorio. Questo patrimonio e modello può essere trasferito ai giovani laureati? E come?
In realtà, AIO crede da sempre nella necessità di una rete di strutture odontoiatriche distribuite capillarmente sul territorio italiano. Dopodiché non necessariamente tali studi devono essere gestiti da un singolo professionista. Anzi, è molto probabile che in futuro la qualità sarà sempre più legata alla presenza di un Team di più professionisti che operano e lavorano insieme all’interno della stessa struttura suddividendosi i compiti. In questa direzione noi guardiamo con grande attenzione alla formula della Società tra professionisti-StP istituita dal decreto del Ministero della Giustizia 34/2013; strumento che i giovani professionisti possono utilizzare anche in una fase di start up. Lo studio monoprofessionale ha fatto crescere l’odontoiatria; oggi occorre saper fare rete, e su questo concetto i giovani possono lavorare con successo. Certo, perché si trovi un equilibrio tra colleghi che lavorano insieme serve una maturità imprenditoriale e manageriale che spesso non è un patrimonio così comune; questo non significa che non lo si possa acquisire, studiando autonomamente in ambito extra-clinico tutto quello che purtroppo in Università non ci insegnano.
In che senso i professionisti avviati hanno una responsabilità sull’eccellenza della professione odontoiatrica italiana e nel “traghettarla” ai giovani?
Il modello attuale di odontoiatria che ha sopperito alle carenze organizzative ed economiche del servizio sanitario nazionale è frutto dell’ambizione, della voglia di far bene, dell’intraprendenza di tanti professionisti che, partiti in molti casi dal nulla nel creare la propria attività, hanno dato vita ai propri valori. Arrivati ora nelle fasi finali della carriera il rischio è che i professionisti “mollino” e che i valori che li hanno visti protagonisti siano soppiantati. Il “grande capitale” si sta muovendo infatti per rilevare in molti casi gli studi dei dentisti, promuovendo un modello che noi riteniamo profondamente diverso rispetto a quello che ci ha visto protagonisti. L’appello che pertanto voglio lanciare è molto semplice. Cari e care colleghe riflettiamo prima di accettare le lusinghe di chi ci offre denaro e apparenti vie d’uscita interessanti verso la meritata pensione. Prendiamoci la responsabilità di individuare un giovane collega e portiamolo per mano a subentrare nella nostra attività.
Imperativo fare squadra. Quali sono i temi “caldi” sul campo per Aio?
Una premessa: nonostante sia teoricamente imperativo fare squadra per ottenere risultati, purtroppo l’odontoiatria non è sufficientemente unita in Italia per realizzare le dovute sinergie al momento di interloquire con le istituzioni. E pensare che i temi sempre molto caldi sono numerosi; rapporti con i Terzi paganti, carico fiscale per i professionisti, eccesso di norme che pressano la professione, discriminazione tra i singoli professionisti e le società, aumento della detraibilità fiscale delle prestazioni odontoiatriche per i pazienti, ecc. ecc. Con la pandemia sono stati approvati a livello governativo bonus di tutti i tipi, persino per prendere la patente, ma mai che il parlamento abbia pensato ad un incentivo per favorire l’accesso alle cure odontoiatriche ad esempio, magari partendo da programmi di prevenzione per i più piccoli così come più volte proposto da AIO. La categoria avrebbe potuto spingere in tal senso; ma evidentemente non la pensiamo tutti allo stesso modo e divisi non si va da nessuna parte. Noi dunque facciamo squadra per migliorare le prospettive di sviluppo dei nostri soci e per quanto possibile del Paese.