«Il governo sapeva che per il credito d’imposta sarebbe arrivato un ammontare di richieste molto superiore ai 200 milioni di euro messi a disposizione dei professionisti e imprese contribuenti. Quello che ci era stato anticipato come “bonus” in grado di tamponare una spesa sostenuta in evidenti condizioni di difficoltà economica, per noi Odontoiatri e in altre categorie, si rivela per quel che è, una toppa peggio che deludente, irrisoria. La nostra categoria è vitale per l’Italia, un paese che altrimenti con il Servizio sanitario erogherebbe 0,6 visite annue per abitante, un terzo del resto dell’Europa avanzata (fonte, Allegato 4C al Dpcm sui Livelli essenziali di assistenza). Ma siccome questo governo non lo sa, serve uno sforzo della categoria, una presa di posizione compatta di noi sindacati, oltre che della Professione, per ricordarlo tutti insieme». Con queste parole Fausto Fiorile commenta l’ultimo provvedimento che ridefinisce le erogazioni dei crediti d’imposta ai professionisti che hanno fatto domanda entro il 7 settembre.

Il credito sulle spese di sanificazione e i dispostivi di protezione individuale ha finalmente visto la sua piena definizione con il provvedimento del 11 settembre scorso. Prima di entrare nel merito, può essere utile ripercorrerne la storia che si intreccia nei vari decreti emergenziali. In prima battuta il credito era stato introdotto con il Decreto legge “Cura Italia” nella misura del 50% (senza dare una definizione chiara di cosa fossero le spese di sanificazione), successivamente le spese agevolate erano state ampliate includendo anche ai dispositivi di protezione individuale con il Decreto legge “Liquidità”.  «Era però rimasto tutto sulla carta perché mancava il decreto interministeriale del MISE per renderlo direttamente fruibile ed i limiti di copertura della misura straordinaria erano particolarmente bassi (50mln€)», spiega Umberto Terzuolo dottore commercialista dello Studio Terzuolo Brunero & Associati in Torino e Milano. «Con il Decreto legge “Rilancio” si era dato un profondo restyling all’agevolazione aumentando la percentuale teorica del credito dal 50% al 60% e soprattutto incrementando la dotazione disponibile per il credito a 200mln €. Una successiva Circolare dell’Agenzia delle Entrate aveva poi meglio chiarito il concetto di sanificazione e, per scongiurare il temibile “click day”, aveva imposto di inviare l’ennesimo modulo entro lo scorso 7 settembre per rapportare il limite massimo di 200mln€ all’effettiva richiesta».

«Ebbene – continua il dott. Terzuolo – siccome tali richieste di crediti raggiungevano quasi 1,3mld € (facile immaginarlo visto come era andata con il bando Invitalia sui DPI che, peraltro, non interessava neppure i liberi professionisti e gli studi associati), il credito effettivo realmente fruibile in compensazione (sempre nel limite massimo di 60.000€) per ciascun contribuente sarà di solo il 9,3854% delle spese sostenute o che si prevede di sostenere nel 2020. Risultato: una presa in giro dopo gli annunci dei mesi di marzo, aprile e maggio!  Esemplificando, chi nell’anno 2020 avesse speso o prevedesse di spendere tra dispositivi di protezione individuale, costi e strumentazione per la sanificazione circa 20.000€, potrà utilizzare in compensazione un importo risibile, poco meno di 1.900€. La quantificazione esatta del credito è comunque demandata all’Agenzia delle Entrate – avverte il dott. Terzuolo – tramite apposita comunicazione messa a disposizione di ciascun odontoiatra nel proprio cassetto fiscale. È bene anche ricordare che la compensazione non potrà avvenire liberamente, ma si dovranno utilizzare i soliti canali telematici messi a disposizione dall’Agenzia Entrate (a cui però ormai tutti gli odontoiatri si sono abituati). Non ci soffermiamo invece sulla possibilità di cedere il suddetto credito perché, visti gli importi definitivi, non avrebbe alcun senso avvalersi di questa opzione in luogo della compensazione». Dal dottor Terzuolo, un piccolo warning  finale. «Siccome il credito di imposta è calcolato sulle spese sostenute e su quelle che si prevede di sostenere entro la fine dell’anno 2020, qualora si decida di utilizzarlo in compensazione con le varie scadenze di pagamento dei mesi autunnali, sarà necessario verificare a fine anno di aver raggiunto la soglia di spesa complessiva indicata. In caso contrario infatti, il credito potrebbe non spettare per la sua interezza. Una possibile alternativa, che penso pochissimi seguiranno, è aspettare a compensare e utilizzare il credito dal 2021 o direttamente nella Dichiarazione dei redditi relativa al 2020 predisposta il prossimo anno».

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