Utile supporto al professionista: così Associazione Italiana Odontoiatri vede il documento di raccomandazioni contro il rischio legionellosi negli studi odontoiatrici in lavorazione al Ministero della Salute. Un passo necessario dopo che la Procura di Torino ha sollevato l’attenzione sulla proliferazione di legionella nei serbatoi di alcune strutture odontoiatriche. Il Presidente AIO Pierluigi Delogu, membro del gruppo tecnico ministeriale sull’Odontoiatria, e il Responsabile Sicurezza AIO Pierluigi Martini puntualizzano peraltro che le procedure della legge 81/08 tendono a eliminare  le possibilità di trasmissione di infezioni di qualsiasi tipo. Aggiunge Vincenzo Macrì che da Torino segue la situazione per AIO: «Pur essendo gli studi dentistici ubicati per lo più in condomini, dove nei tubi dell’acqua la sterilità è impossibile, sia i normali processi di trattamento dell’acqua potabile (che contiene max 1 o 2 singoli esemplari di legionella al metro cubo) sia i normali processi di controllo e disinfezione del riunito messi in atto nello studio odontoiatrico sono sufficienti ad impedire il replicarsi del batterio e il rischio di inalarlo dal dentista. Perciò, anche a fronte di dati epidemiologici internazionali che confermano solo due casi d’infezione al mondo dacché esistono le rilevazioni, siamo favorevoli a introdurre raccomandazioni ministeriali e ai controlli delle Asl per monitorare la qualità della disinfezione generale. Ma appare fuorviante l’uso di linee guida che fissano procedure applicabili solo in regime ospedaliero. AIO dice no a tutte le decisioni istituzionali che possano generare atteggiamenti repressivi ed allarmistici specie in un periodo come l’attuale in cui la popolazione trascura e rimanda la prevenzione».

Oggi, gli studi pubblicati sul sito dell’European Working Group for Legionella Infections non citano la parola dentista. Carlotta Griseri, biologa di Torino esperta di igiene degli alimenti e delle acque e per 10 anni direttore di laboratorio microbiologico all’Environment Park di Torino, conferma che «a dare tranquillità rispetto al rischio di proliferazione batterica bastano le precauzioni che il dentista normalmente adotta per proteggere se stesso il team e i pazienti dalle contaminazioni batteriche: una disinfezione appropriata, il controllo della temperatura dell’acqua, i filtri. Per ridurre ancora il rischio può servire un filtro 0,22 micron collocato a monte del riunito, che impedirà il passaggio fisico alla legionella. Ma non ci sono metodi scientifici per azzerare la presenza di questo germe (che, aspirato, infetta i polmoni ma ingerito è innocuo perché è distrutto dai succhi gastrici). Nelle tubature in qualsiasi punto la legionella può annidarsi nel “biofilm” e nell’acqua stagnante». Griseri però distingue: «Un conto è la presenza sporadica di legionella, il pericolo teorico che si riproduca, e un altro la colonizzazione vera e propria, correlata al rischio di contrarre la malattia. Le probabilità d’infezione s’impennano a livelli di oltre 10 mila unità formanti colonie per litro d’acqua: un livello superiore al più alto (6500 unità al litro) tra quelli riscontrati dal Procuratore Guariniello negli studi torinesi fin qui visitati».

Ad ammalarsi sono soprattutto i pazienti debilitati, anziani, e che inalano il microrganismo per vapore (da doccia o sauna ad esempio). Tra soggetti in normale stato di salute sono più a rischio i maschi fumatori sopra i 45 anni. «Opportuno prendere le precauzioni massime in un reparto per trapiantati o immunodepressi in ospedale. Invece –sottolinea Griseri– inasprire i controlli nel privato non giova a nessuno perché dal dentista la malattia si potrebbe prendere potenzialmente solo aspirando il getto dei manipoli, che però proviene da acqua fredda sotto i 20° C, una temperatura alla quale il batterio non prolifera. L’accorgimento in sede impiantistica è tenere lontane le condutture dell’acqua calda e fredda in modo che le temperature siano rispettivamente inferiori a 20 e superiori a 50 gradi centigradi. Secondo accorgimento, far scorrere l’acqua a inizio seduta in modo da pulire le tubature. Terzo, infine, utilizzare metodi di disinfezione, continui o a fine giornata, concordati con l’installatore idraulico e diversi a seconda dei materiali utilizzati per gli impianti. La disinfezione – che comunque negli studi odontoiatrici si fa – va curata in modo particolare soprattutto per tenere lontani altri microrganismi patogeni come lo pseudomonas o lo stafilococco, che rappresentano un maggior rischio per la situazione in cui si opera».

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