Associazione Italiana Odontoiatri non è del tutto soddisfatta del nuovo codice deontologico. «Da una parte diamo l’ok alle norme contro abusivismo e prestanomismo e all’ipotesi di vincolare l’Ordine a segnalare i prestanome alle autorità competenti. Dall’altra all’articolo 69 si continua a prevedere un medico come direttore sanitario e a non considerare le devastanti tendenze dell’odontoiatria attuale», afferma il presidente nazionale AIO Pierluigi Delogu, a Torino insieme agli altri presidenti di Commissione Albo per gli ultimi ritocchi al documento deontologico (Delogu è presidente CAO Sassari).
«Osserviamo che, mentre in certi contesti si inseguono gli ultimi sviluppi delle leggi, sui direttori sanitari delle strutture sembra di essere all’anno zero. In particolare, il codice non specifica che nelle strutture che erogano prestazioni odontoiatriche il responsabile sanitario debba essere un odontoiatra. Si dice che questa figura debba garantire il possesso di titoli idonei ma non si danno contenuti a questi titoli», dice il vicepresidente AIO Fausto Fiorile, presidente CAO Trento, pur aggiungendo che «correttamente il Comitato Centrale ha chiamato a collaborare i consigli provinciali di medici e odontoiatri per l’ultima stesura».
Altra obiezione, sul metodo e non sul merito del problema, riguarda l’obbligo previsto per legge per medico e dentista di stipulare idonea copertura assicurativa per responsabilità civile verso terzi. «Il metodo di Fnomceo che in parte non condividiamo è quello di seguire tutte le leggi che escono, anche quelle non realizzate. Prevedere l’obbligo di assicurarsi quando la legge non è ancora regolamentata e non impone alle compagnie di coprire la responsabilità civile di tutti i professionisti significa essere più realisti del re», dice Delogu. E aggiunge: «Poco c’entra con la deontologia presentare un certificato assicurativo. Ricordo che nella Storia qualche volta gli stati hanno emanato leggi sbagliate».