Associazione Italiana Odontoiatri si unisce all’appello per non chiudere gli istituti italiani di cultura all’estero, promosso da Laura Garavini, deputata Pd eletta nella circoscrizione Europa. «Gli Istituti Italiani di Cultura costano allo Stato 12 milioni di euro e ne incassano 17», ha spiegato Garavini. «Portano entrate attive allo Stato grazie ai corsi di lingua che organizzano e a sponsorizzazioni che ricevono per iniziative culturali. Senza considerare il ritorno che producono in termini di indotto economico: chi impara l’italiano è un acquirente di prodotti Made in Italy e più in generale è un consumatore del “sistema Italia”, vuoi come turista, vuoi come amante della cultura, vuoi come investitore in Italia».

AIO concorda. «L'Associazione italiana odontoiatri, per la sua propensione internazionale, apprezza e comprende l'importanza degli Istituti di Cultura all'estero», spiega il Presidente Pierluigi Delogu. «Nelle sue varie missioni internazionali ha avuto modo di venire a contatto con vari istituti di cultura, ultimo dei quali quello di Chicago, dove si è incominciato a tracciare percorsi comuni nell'interesse degli operatori italiani e del made in Italy: una collaborazione che è già realtà da tre anni con il Simposio Italiano dell'AIO al terzo congresso più grande dell'odontoiatria al mondo, il Greater Nek York Dental Meeting di New York. Chiudere gli Istituti Italiani di Cultura all’estero non significa razionalizzare ma precludersi fonti di guadagno, come afferma Garavini. Soprattutto in Paesi produttivi e ricchi d’iniziativa come la Germania o gli Usa».

«Paesi come Francia, Inghilterra, Germania e Spagna –ricorda Garavini – hanno capito quanto frutti investire in cultura: la Francia mette a disposizione della sua rete di lingua e cultura nel mondo risorse per 760 milioni di euro. II British Council dispone di 826 milioni di euro annui di finanziamento pubblico. Il Goethe Institut riceve complessivamente 218 milioni di contributi statali. In Spagna la rete dei Cervantes ha un bilancio di 97 milioni di euro, di cui 80 milioni di contributi pubblici. Mentre l’Italia, nonostante il bilancio in attivo, chiude sedi e taglia risorse dai miseri 12 milioni di euro. Non è razionalizzazione ma autolesionismo». Come pensarla diversamente?

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