Un corso nato da una cooperazione per far crescere la sanità albanese si trasforma in ultima spiaggia per studenti italiani non ammessi alle facoltà nostrane. Che poi magari cercano di rientrare l´ultimo anno con alterna fortuna: alcuni rettori li accettano e altri no. In ogni caso, l´Università privata Nostra Signora del Buon Consiglio a Tirana ormai laurea medici e dentisti italiani. Anzi, solo dentisti italiani: i 55 ammessi al corso di Odontoiatria 2013-14 sono tutti del Belpaese. Di più: benché la valenza europea del diploma albanese non sia unanimemente riconosciuta, NSBC è una realtà concorrenziale con i nostri atenei perché la sua laurea è spendibile nei paesi Ue, in quanto parificata, impostata sul corso dell´Università di Tor Vergata. Dal punto di vista dell´Associazione Italiana Odontoiatri ci si chiede: come può un corso di studi odontoiatrici extracomunitario diventare un corso italiano “parallelo”? La risposta sorprendente è che il corso risulta esser sempre stato aperto a non albanesi e nessuno se n´è accorto.

Fatti e cifre

Uscita dalla dittatura negli anni Novanta, l´Albania nel 2003 ha aderito alla Dichiarazione di Bologna volta a costituire un sistema di titoli riconosciuti in tutta Europa. A maggio 2004 i Figli dell´Immacolata Concezione e la Fondazione Nostra Signora del Buon Consiglio – che già offriva altri insegnamenti a Tirana -chiesero all´Università di Tor Vergata di collaborare per attivare corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria. L´ateneo romano firmò con NSBC una convenzione della durata di 6 anni  e scelse di riprodurre i suoi corsi di laurea, autorizzando propri docenti a insegnare in Albania con trattamento di missione anticipato  ancor prima che il Ministero degli Esteri – pur al corrente dell´operazione come il Ministero dell´Università – finanziasse gli oneri “conseguenti a impegni internazionali di cooperazione e sviluppo”.

“La Facoltà di Medicina e Chirurgia dell´Università di Roma “Tor Vergata” -si legge nelle disposizioni sul finanziamento 2006-07 – fornisce un supporto scientifico, tecnico, metodologico, gestionale e didattico al programma con missioni in loco del personale docente italiano”. Nello stesso documento si legge anche che “l´obiettivo del corso è formare medici e odontoiatri professionisti locali con titolo professionale riconosciuto nell´Unione Europea”, e in più parti si parla d´intervento diretto ai “giovani albanesi”. Mediamente, si mira a laureare 50 studenti locali in odontoiatria (5° anno) e 50 a medicina (6° anno). A quali costi? Nella richiesta di un finanziamento esaennale che Tor Vergata invia alla Farnesina a inizio 2005 – il primo anno in assoluto di Medicina e il primo di Odontoiatria sono partiti il 10 gennaio – si parla di 703.000 euro per l´anno accademico 2004-05. Tale importo, arricchito dal contributo diretto di Tor Vergata (30% del totale) si moltiplicherà gli anni successivi per il numero degli anni di corso attivati (due a Medicina e due a Odontoiatria nel 2005-06, costo totale 2 milioni, tre e tre nel 2006-07, costo totale 3 milioni circa, etc).  Se si dividono i 3,18 milioni del costo del 1° e 2° anno uniti per i 258 studenti frequentanti i due corsi di Medicina e Odontoiatria al dicembre 2006 si ricava una spesa da 12.000 euro per allievo. Dal verbale del 4 aprile 2005 della commissione tecnica esecutiva -Cte  si evince poi che i 36 docenti del 2005 sono costati di indennità una media di 18 mila euro lordi cui vanno aggiunti 2800 euro annui di diaria e rimborso viaggi; nel 2006 il corpo insegnante è poi salito a 50 docenti in maggioranza albanesi.

La contraddizione

Non si evidenziano sprechi, dunque, mentre risulta (dal verbale Cte di giugno 2005) un abbassamento a 35 del numero di studenti laureabili ogni anno al corso di odontoiatria, seguendo le richieste del Collegio dei docenti, nonché  l´istituzione di una prova di italiano, e l´inasprimento del quiz di ammissione al corso. L´elemento più importante di quel verbale 2005 però è che: “L´ammissione al corso è riservata a cittadini non appartenenti alla Comunità Europea”. Frase riportata ancora a maggio 2006 da un decreto del Rettore di Tor Vergata che dispone l´equiparazione ai titoli Ue dei diplomi rilasciati a Tirana a fisioterapisti, infermieri, medici e dentisti.

Ma qui viene il bello: la definizione delle norme di ammissione degli studenti universitari infatti non spetta a Tor Vergata né a commissioni paritetiche italo-albanesi ma per statuto alla sola università NSBC. E all´articolo 21 lo statuto ammette ai corsi NSBC ” tutti i cittadini albanesi e stranieri che hanno conseguito il diploma della scuola media superiore o equivalente idoneo per l´accesso all´università” e “studenti trasferiti da altre università o da altre scuole universitarie nazionali o straniere”.

Attenzione: lo statuto dell´ateneo albanese non è una modifica intervenuta in corso d´opera rispetto agli accordi con Tor Vergata, ma è un atto dell´ottobre 2004 approvato dal ministero dell´Istruzione Albanese con decreto del Consiglio dei Ministri numero 567 del 27 agosto 2004. decreto del Rettore di Tor Vergata che dispone

Modifica in corso d´opera è invece il numero degli allievi che risultano ammessi a Odontoiatria quest´anno accademico: venti in più di quanti avrebbero dovuto essere. E tutti italiani.

Un´exit strategy per il numero chiuso

Commenta Pierluigi Delogu, presidente dell´Associazione Italiana Odontoiatri: «Mentre Ministero degli Esteri e Ministero dell´Università finanziavano un progetto di cooperazione per adeguare gli insegnamenti agli albanesi, e Tor Vergata confermava la natura di cooperazione del progetto, l´Università NSBC si proponeva come via parallela d´accesso a Medicina o ad odontoiatria per studenti italiani che volessero ottenere un diploma parificato a quello italiano. E´ possibile che le istituzioni italiane non fossero al corrente dello statuto della Nostra Signora del Buon Consiglio quando finanziavano le missioni di docenti da Roma?»

«La vicenda – continua Delogu – offre lo spunto anche per riflettere sull´opportunità di mantenere il numero programmato all´ingresso ai corsi di laurea di Medicina e odontoiatria, visti anche gli esempi di scorciatoie formative rappresentati dagli atenei privati di altri paesi dove non c´è la selezione all´ingresso. Questa selezione alla fine si traduce non in un limite invalicabile alla pletora ma nello stimolo a costruire un sistema in cui l´Italia esporta competenze e risorse economiche (nonché capitali?) all´estero, impianta sedi decentrate – anche fuori dell´Unione Europea come in questo caso -e ne parifica gli insegnamenti, vanificando ogni tentativo di programmazione di futuri odontoiatri a livello nazionale».

«A questo punto – conclude Delogu – a nostro avviso non servono gli stop dei rettori a singoli studenti e rischiano di essere solo momenti unificanti ed auto rassicuranti i ricorsi della professione ai Tar; il numero programmato va necessariamente condiviso e discusso in tutta l’area europea, non solo comunitaria ma anche extra comunitaria, a livello di uno Spazio Europeo dell´Istruzione superiore che comprenda i paesi firmatari del Bologna Process; l´alternativa sta  in sistemi che prevedano una selezione in itinere degli iscritti».

Mauro Miserendino

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