C’è chi ha intenzione di manifestare in piazza di fronte al nuovo obbligo per medici e – a quanto pare – odontoiatri di accreditarsi al sistema tessera sanitaria per inviare online al Ministero dell’Economia i dati sulle prestazioni ai fini della precompilazione del 730. Come esponente di Associazione Italiana Odontoiatri inviterei a usare il cervello, e a tre riflessioni.
Primo: con lo scopo di fare un servizio ai soli dipendenti di aziende – e dunque non a tutti gli italiani – lo Stato conoscerà anche i contenuti di transazioni che non lo interessano come terzo pagante, che non interessano tutti i cittadini e che forse neanche molti degli stessi cittadini interessati vorrebbero veder immagazzinati negli archivi di un ente economico. In questo modo, sempre lo Stato pagherà un rimborso del 19% (la detrazione dall’aliquota) solo per le prestazioni che il cittadino accetta di rendere note. Dove va a finire il segreto professionale al quale siamo tenuti? Siamo sicuri che i dati del cittadino da noi immessi verranno trasformati e la privacy del nostro paziente sarà tutelata?
Il secondo spunto sono gli aggravi di costo: l’Odontoiatria deve spiegare allo Stato italiano che questo servizio costa di più e che il costo si riflette sulla tariffa della prestazione che il cittadino dovrà pagare. Siccome però noi non possiamo né vogliamo riversare i nostri maggiori costi sul cittadino, eserciteremo l’obiezione di coscienza. Avvertiremo i cittadini che sussiste il loro nuovo diritto di veder detratte le spese mediche dal 730 con una nostra comunicazione al Ministero online ma spiegheremo che questa incombenza pone a noi Odontoiatri e a loro una serie di problemi, e nessun adempimento ci sarà da parte nostra se lo Stato non ci offrirà un adeguato ristoro delle maggiori spese da noi sopportate in termini economici e burocratici. I cittadini capiranno: sono loro i nostri migliori “soldati”. Non deve finire come la barzelletta del 2004 per i dispositivi usati per la sterilizzazione, dove l’oneroso lavoro da noi svolto per la sicurezza per il paziente dallo Stato è stato pure assoggettato quale fonte di reddito. Il professionista della salute non è l’utile robot del Fisco, e il cittadino non si lascia vendere come semplificazione una novità vantaggiosa solo per chi l’ha architettata.
L'ultima, ma sostanziale, domanda che nasce è se con questa mossa si cerca di compensare l'esclusione della libera professione odontoiatrica dai fascicoli elettronici sanitari introdotti per i medici di famiglia alcuni anni fa. Minor male sarebbe se questa fosse almeno un'iniziativa per ottimizzare anche la gestione dei dati del paziente dai quali tutti i dentisti e medici potrebbero beneficiare una volta creati. Se della burocrazia non si può fare a meno allora che serva almeno a fare un primo piccolo passo a rendere la medicina italiana tutta più sostenibile.
Gerhard Seeberger – Responsabile Esteri AIO