Tre sono i temi discussi nel secondo incontro sul problema del turismo dentale organizzato dalla Commissione Albo Odontoiatri nazionale a Roma, il 13 gennaio scorso, con i sindacati odontoiatrici: come tutelare la salute dei pazienti che scelgono cure all’estero; quali informazioni garantire a questi pazienti; e come salvaguardare la qualità dell’offerta odontoiatrica italiana rispetto a operatori esteri di cui, spesso, non si conosce nemmeno la qualifica. Associazione Italiana Odontoiatri (AIO) era rappresentata dal Presidente Gerhard Konrad Seeberger e dal Segretario Culturale Vincenzo Musella. Vari temi affrontati traggono origine dal 31° Congresso Nazionale AIO di Napoli dove il presidente uscente della CAO nazionale, Raffaele Iandolo, promotore del tavolo, aveva condiviso con l’Associazione le preoccupazioni sui rischi che i pazienti italiani affrontano, tra cui incomprensioni linguistiche e culturali o, peggio, la scarsa eticità da parte di alcuni colleghi (o presunti colleghi) stranieri.
Misure immediate e prospettive di lungo termine
Oltre alle misure urgenti da adottare sul territorio italiano – come una più incisiva sorveglianza da parte delle autorità competenti, una migliore informazione sui rischi di questi viaggi (come i costi biologici spesso sottovalutati, la mancanza di tutela giuridica per cure effettuate in Paesi extra-UE, e l’utilizzo di materiali e protocolli non sempre sicuri) – AIO sottolinea la necessità di azioni strutturali e preventive per ridurre gli effetti negativi del fenomeno sui pazienti e sugli operatori italiani e per valorizzare nel contempo l’odontoiatria italiana. Il Presidente Seeberger invita a superare il modello dell’“odontoiatria di emergenza” e a promuovere una visione che metta al centro la prevenzione, di cui l’odontoiatria è disciplina pioniera. «L’Italia solo quest’anno si accinge ad abbozzare un programma nazionale di prevenzione contro le malattie non trasmissibili, Queste ultime dal 2011 comprendono le malattie del cavo orale. Ma in 14 anni, malgrado la Risoluzione sulla Salute Orale OMS 2021, la Strategia per la Salute Orale Globale 2022 e il Piano d’Azione per la Salute Orale Globale 2023 – tutti e tre firmate anche dall’Italia – nel nostro Paese non si nota nessun coinvolgimento concreto dell’odontoiatria e dell’odontoiatra in piani di contrasto a queste epidemie silenziose. Una medicina odontoiatrica preventiva –afferma Seeberger – ridurrebbe non solo l’incidenza di malattie orali che compromettono funzione ed estetica, ma anche il rischio di altre gravi malattie sistemiche. I pazienti, che eviterebbero pesanti costi biologici, e lo Stato risparmierebbe risorse economiche crescenti”.
Capire le vere cause del turismo odontoiatrico o “piangere sul latte versato”
Il fenomeno del turismo odontoiatrico è spesso legato a lunghe liste d’attesa per le prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) e alla scarsa informazione sulla salute orale fornita dalle istituzioni. Questo vuoto informativo viene colmato da campagne pubblicitarie estere, paragonabili ai mercati medievali, che attirano pazienti con offerte allettanti. «Ad oggi – spiega Seeberger – solo il 28% degli italiani si reca regolarmente dal dentista, mentre il restante 72% trascura la propria salute orale fino a diventare una potenziale vittima del turismo odontoiatrico. Tuttavia, l’educazione sanitaria da sola non basta. È necessario un approccio continuo e strutturato di coaching per rendere i cittadini protagonisti attivi della propria salute».
L’importanza del controllo sul dente naturale
Come riferisce anche la cronaca, spesso i pazienti tornano con risultati la cui qualità lascia presumere che non vi sia stata adeguata preparazione dell’intervento. «Il dente naturale rappresenta un elemento unico e insostituibile nella salute orale del paziente», sottolinea il Segretario Culturale Nazionale AIO Vincenzo Musella. Purtroppo, nella pratica clinica odierna, si assiste troppo spesso a una tendenza a sostituire denti assolutamente recuperabili con impianti, senza considerare adeguatamente le possibilità di trattamento conservativo. Questo approccio non solo sacrifica il dente naturale, ma può anche portare a piani di trattamento affrettati e poco rispettosi della reale condizione del paziente. È fondamentale ribadire che il dente naturale, quando trattato adeguatamente, offre una prognosi migliore rispetto a molte alternative protesiche. La sua preservazione non è solo una scelta biologica, ma anche etica, poiché garantisce una soluzione più sostenibile e rispettosa per il paziente».
La necessità di trasparenza e qualità nei trattamenti dentali
«Un altro aspetto critico –spiega Musella – è rappresentato dalla qualità delle protesi che vengono successivamente realizzate. In molti casi, quelle che vengono presentate come “soluzioni definitive” non sono altro che provvisori su impianti, con tutti i limiti strutturali ed estetici che questo comporta. Questo può illudere i pazienti, inducendoli a credere di aver ricevuto un piano di cura definitivo, quando in realtà non è così, con l’illusione di risparmiare. I trattamenti con tempistiche corrette devono diventare una pratica imprescindibile per ogni dentista, al fine di garantire ai pazienti un piano di cura adeguato e rispettoso delle loro condizioni reali. Per questo motivo, è necessario promuovere un approccio più attento e rispettoso nei confronti della conservazione del dente naturale, informando il paziente in maniera trasparente sulle alternative possibili e garantendo che i trattamenti protesici siano effettivamente risolutivi e di qualità. Questo richiede tempo, competenza e l’investimento adeguato in trattamenti che rispettino realmente le esigenze del paziente e la sua salute orale a lungo termine».
Il ruolo etico delle tariffe
«Il vero problema – sottolinea Seeberger – è che nel nostro sistema prevale ancora l’idea che il dentista sia tale solo se ‘fa’. In questo contesto, è difficile immaginare un coach sanitario retribuito adeguatamente, ma è un passo necessario tariffare le prestazioni dell’odontoiatra in Italia. Da tempo chiediamo un supporto concreto dello Stato per integrare la responsabilità civile degli odontoiatri italiani e promuovere una vera health literacy, inclusa quella orale”. Ma il turismo odontoiatrico è anche un danno per il sistema Paese.
Gli errori che trasformano il turismo dentale in una mina per l’assistenza in Italia
«Anche nell’Unione Europea, molti paesi hanno sviluppato offerte odontoiatriche aggressive, sostenute da politiche fiscali vantaggiose. A fronte di ciò – osserva Seeberger –gli odontoiatri italiani, che coprono di tasca loro tutto il proprio rischio finanziario sono tra i professionisti più tassati, con un’Irpef che può raggiungere il 43%, oltre alle addizionali regionali e comunali. Tale situazione svantaggia il settore e il Paese nel suo complesso. Ogni anno, circa 200.000 italiani scelgono cure dentistiche all’estero, spendendo in media 5.000 euro a testa. Ciò si traduce in una perdita di un miliardo di euro per l’economia italiana, di cui fino a 500 milioni mancano alle entrate fiscali dello Stato. Eppure ogni euro investito in odontoiatria consente un risparmio di 3 euro nella spesa sanitaria generale cui va sommato il risparmio per il paziente che va incontro a cure meno invasive. È essenziale – conclude Seeberger – che lo Stato, insieme alla filiera dentale, definisca strategie di prevenzione e di informazione al paziente, sui suoi diritti e doveri, per ridurre queste perdite economiche e per meglio mirare la copertura pubblica, sia in odontoiatria che in medicina».