Associazione Italiana Odontoiatri appoggia la presa di posizione di Andrea Senna Presidente della Commissione Albo FNOMCeO contro il forte aumento di accessi di aspiranti dentisti previsto dal Ministero dell’Università per il nuovo anno accademico 2024-25.

La lettera del Presidente CAO alla Ministra Bernini

In parallelo all’avvio del semestre di “prova” per i futuri Medici-Veterinari-Odontoiatri, il MUR ha fissato un numero molto alto di aspiranti dentisti immatricolabili a Odontoiatria. Sono 1774, 239 in più di un anno fa. E soprattutto sono 804 in più del fabbisogno di 970 indicato dall’Ordine a primavera. In una lettera alla Ministra dell’Università Anna Maria Bernini, Senna osserva come la posizione istituzionale appaia appiattita sulle richieste delle regioni, che a loro volta sovrastimano le capacità (e le richieste) dei loro atenei pubblici e privati. Per il Presidente CAO, il Ministero dimentica altresì ulteriori parametri necessari a definire il fabbisogno di odontoiatri. Tra questi: il rapporto tra dentisti e popolazione generale, che dovrebbe essere di uno ogni 1500 residenti e invece è quasi uno a mille; la bassa percentuale di professionisti impiegati nel settore pubblico (10%); la presenza di un numero di sedi universitarie maggiore che in ogni altro paese comunitario; e il fatto che malgrado i tanti corsi ogni anno arrivano dall’estero 370 laureati, per lo più italiani di ritorno.

AIO: nel 2030 in pista oltre il doppio dei dentisti che servono

L’analisi del Segretario sindacale AIO Danilo Savini parte proprio dai laureati esteri. E sottolinea vari aspetti. Primo, siccome il numero degli studenti che espatriavano per evitare il test d’ingresso o aggirarne l’esito non è mai diminuito, tra 5 anni presumibilmente la carica dei 370 si aggiungerà ai 1774 neolaureati italiani. Tra l’altro, negli atenei privati (550 posti sui 1774, ndr), si continua ad entrare con il vecchio test. In sostanza, avremo oltre mille dentisti in più rispetto al personale che serviva, più del doppio del fabbisogno. Vedremo colleghi sottopagati e tariffe al ribasso a scapito della qualità dell’offerta ai pazienti».

Odontoiatri inascoltati da 30 anni, tranne che nella crisi economica

«AIO avverte da 30 anni i governi sulla necessità di tarare meglio il fabbisogno di dentisti. Ma non ci ascoltano», lamenta Savini. O meglio, tra il 2006 e il 2014 sotto la presidenza Renzo ci fu un cambio di rotta. Gerhard Seeberger, oggi come allora (2006-08) Presidente Nazionale AIO, era in una commissione che determinava i fabbisogni. In tempi di crisi, le cifre, realistiche, elaborate dalla Professione per medici e odontoiatri, venivano accettate. «In quegli anni-testimonia Seeberger– calcolavamo il rapporto ottimale tra dentisti e abitanti tenendo conto che un 15% degli italiani si rivolgeva ad abusivi e andava sottratto dal dividendo, secondo il libro bianco della FNOMCeO. Con lo stesso criterio oggi per calcolare quanti dentisti ci vogliono ogni anno dovremmo considerare il peso del turismo dentale: se consideriamo che c’è un dentista ogni 1000 residenti e che 200 mila italiani cercano di cure a basso costo per lo più fuori Unione Europea, Fnomceo potrebbe prevedere annualmente 200 dentisti in meno, da sottrarre al fabbisogno deliberato dalle istituzioni». Da alcuni anni sia a Medicina sia a Odontoiatria torna a crescere il numero di posti disponibili. «Ma attenzione: di medici c’è carenza (benché solo in alcune specialità), mentre di Odontoiatri c’è pletora», sottolinea Savini. «Non si capisce che in caso di carenza, le necessità del SSN determinano misure immediate, e così se mancano medici in pronto soccorso, il legislatore alza i posti nelle scuole di specialità e gli incentivi per gli assunti: i medici arrivano. Tra i dentisti, siamo quasi tutti privati»

I danni da pletora: disaffezione e concorrenza sleale

Ad un’attività odontoiatrica in prevalenza privata, la pletora crea già oggi almeno due problemi. «In primo luogo – spiega Savini – chi decide se entrare a Odontoiatria, vede le difficoltà dei dentisti più giovani, spesso dipendenti di catene, con minori chance di sviluppare l’attività rispetto a un libero professionista avviato, e il timore di offrire servizi di qualità decrescente, legati a decisioni di figure non sanitarie. L’attrattività della professione è calata al punto che, se al primo test d’accesso al corso si presentavano intorno ai 10 candidati per posto disponibile, oggi la proporzione è di 2,5 candidati per posto. In secondo luogo, alcuni colleghi da poco in attività denunciano casi di concorrenza sleale determinati da regioni che, usando una norma in vigore per i medici, parificano i titoli professionali conseguiti in paesi extra UE a quelli dei laureati in Italia. Una norma transitoria, nata nel 2020, durante il Covid, per consentire assunzioni di medici e infermieri nelle discipline carenti del servizio sanitario pubblico diventa così un modo per assumere nelle società private il dentista che accetta il minor prezzo, in un contesto dove purtroppo non c’è posto per tutti».

Nella foto in alto, da sinistra il Presidente Commissione Albo Nazionale Andrea Senna e il Segretario Sindacale Nazionale AIO Danilo Savini

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