Si chiamano stampanti 3 D, tridimensionali, stampano denti, frammenti d’osso, parti anatomiche – ma anche gioielleria, oggettistica, modellini – e si vedono sempre più spesso dall’Odontotecnico e dal dentista. Saranno sempre più usate dall’Odontoiatra per abbattere i costi di produzione di apparecchi ortodontici, dentiere, impianti, e quindi per offrire al pubblico prestazioni a tariffe più contenute. Sono un’opportunità anche per il Servizio sanitario nazionale che grazie al loro contributo potrebbe affrontare più agevolmente la spesa odontoiatrica delle fasce deboli, non solo per la prevenzione e le terapie urgenti, ma anche per le protesi. Del crescente accesso alle stampanti 3D e di come regolamentare il mercato in Italia e nel resto dell’Unione Europea, in modo da garantire la qualità ai pazienti si è parlato ieri a Bruxelles in un convegno patrocinato da Associazione Italiana Odontoiatri e presentato dall’europarlamentare Dario Tamburrano (M5S) dal titolo “the 3D printing revolution and the dental sector”. Relatori-chiave, oltre agli europarlamentari Jerzy Buzek  (PPE) e Patrizia Toia (S&D), rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Commissione Europea ITRE (Industria, Ricerca, Energia)  erano il Presidente AIO Pierluigi Delogu e il Presidente del Council of European Dentists Marco Landi, oltre al presidente della Federazione delle industrie dentali europee Alessandro Gamberini (Fide) ai cui interventi sono seguiti quelli di funzionari della Commissione Ue e dei rappresentanti dell’industria.

«Le stampanti 3D – ha spiegato il Presidente AIO Delogu – ci consentono non solo di riprodurre elementi e modelli dentari ma anche parti anatomiche e di costruire porzioni ossee da innestare ove l’osso non è più presente e molti pazienti perdono per questo i denti. Le macchine più recenti hanno una definizione di 16 micron, e pare che per i materiali i costi di utilizzo si riducano di due terzi-tre quarti rispetto alle tecnologie precedenti. Ma il lavoro di queste preziose aiutanti va guidato da precisione ed accuratezza. Il vantaggio di queste tecnologie non è solo economico e sui tempi di lavorazione ma anche in ambito pre-clinico. La condizione per utilizzarle per me è triplice: training degli odontoiatri, ricerca continua, norme chiare. Obiettivo tendenziale, l’accessibilità delle terapie per i pazienti». Dal punto di vista del mercato, come ha spiegato Jose Lorenzo Valles capo unità Sistemi ricerca avanzati e biotecnologie della Direzione Generale Ricerca Ue, nel 2014 c’è stata una prima impennata delle stampanti 3D con vendite cresciute del 35% e con un abbattimento del costo unitario degli elementi. Il settore 3D a livello europeo si stima avviarsi verso un indotto complessivo da 6 miliardi di euro. A livello di ricerca Ue ha sponsorizzato progetti 3D per 160 milioni totali su nuovi materiali, nanotecnologie (manifattura additiva) e applicazioni di e-health che abbracciano anche medici e odontoiatri. Nell’ambito del programma Horizon 2020 altri 113 milioni finanzieranno 27 nuovi progetti in tre anni».

Le stampanti 3D saranno inserite tra i dispositivi medici per i quali sta per entrare in vigore un regolamento Ue che entro 3 anni gli Stati membri dovranno adottare integralmente. Bisogna peraltro stabilire come collocarle, in modo che la loro diffusione concili facile accessibilità e tutela dell’utente. Vittorio Gaudino direttore generale di Sisma e tra i produttori intervenuti ha posto l’accento sui problemi di classificazione e sulla necessità di un tavolo produttori-operatori del dentale-funzionari Ue per risolverli. Gerhard Seeberger (FDI) ha spiegato che, trattandosi di una grande opportunità per milioni di pazienti che oggi trovano difficile accedere alle cure dentali, non c’è motivo di temere l’esclusione di categorie di operatore, come pure qualche Odontotecnico ha paventato nel consesso, anzi, è una reale opportunità per la collaborazione fra tutte le parti coinvolte e la fine di inutili divisioni. Di fatto c’è margine di lavoro e di offerta di qualità per tutti e l’obiettivo dev’essere realmente tradurre la tecnologia in vantaggi economici per i pazienti». Secondo Marco Landi (CED) infine le nuove tecnologie sono un’opportunità a tre condizioni: «Vanno utilizzate dal dentista, è l’unico che può fare diagnosi e ricerca continua; non devono essere un pretesto per indurre spesa inappropriata; non devono in alcun modo tradursi in aumenti di costo e in fattore di restrizione dell’accesso nello studio dentistico».

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