Da “Il Messaggero” 27 Settembre 2007
Mussi: «Pochi 800 posti a Odontoiatria, in quel settore serve più concorrenza»
ROMA (26 settembre) – Gli 800 candidati ammessi ai corsi di Odontoiatria sono troppo pochi se si considera la scarsa concorrenza che c’è in questo settore in Italia. A far notare questa incongruenza è stato il ministro dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi, durante un’audizione in commissione Cultura alla Camera. «In un Paese come il nostro dove c’è una così scarsa concorrenza e dei costi così alti per le cure odontoiatriche – ha sottolineato Mussi – il fatto di avere soltanto 800 posti disponibili sembra più consono all’esigenza di tutelare una categoria che non di far fronte alla domanda effettiva dei cittadini». È, perciò, necessario, ha aggiunto il ministro, rivedere «i numeri e gli accessi ai corsi a numero chiuso» e arrivare a una rapida diminuzione di queste facoltà a sbarramento. «Sono contrario al numero chiuso e credo – ha aggiunto Mussi – che una discussione parlamentare su tale materia sia opportuna e che si possa preparare una revisione della legge 264 sull’accesso limitato».
Irregolarità. A proposito delle irregolarità che si sono verificate durante i test d’ammissione, il ministro dell’Università ha voluto rassicurare i membri della commissione che «le truffe identificate e le denunce riguardano soltanto i corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria». Sono salve, perciò, le altre discipline per le quali è previsto il numero chiuso secondo le normative europee, come Veterinaria, Architettura e Ingegneria. Oltre alle indagini che sono in corso negli atenei di Bari, Ancona e Chieti, Mussi ha fatto sapere di aver chiesto «alla polizia e alla magistratura accertamenti anche nell’Università di Messina, dove risulta una concentrazione dei voti più alti». Quanto all’idea avanzata da alcuni rettori di annullare tutte le prove d’ammissione per lo scandalo delle soluzioni suggerite, il ministro ha sottolineato che la questione non è di sua competenza, ma «bisogna stare attenti a non sanare un’ingiustizia con un’altra ingiustizia: gran parte di questi giovani si è comportata correttamente e non sarebbe stato giusti punirli invalidando tutti i test».
Soluzioni. Si spera di non ricadere anche l’anno prossimo negli stessi errori e tra i rimedi c’è senz’altro il miglioramento dei sistemi di protezione dei dati e di controllo dello svolgimento delle prove. «Non è semplice attrezzarsi con le nuove tecnologie – ha detto Mussi – ma si può fare. Sarà una battaglia senza tregua per garantire trasparenza e legalità nell’università. Oggi ci sono cadute di coscienza tali che in molti casi non si sente neppure più il bisogno della dissimulazione».