«Occorre un piano sanitario nazionale per l’odontoiatria che riporti sotto una copertura pubblica uno zoccolo duro di prestazioni del dentista ricomprese nei livelli essenziali di assistenza ma purtroppo non erogate: visita odontoiatrica obbligatoria con istruzioni sull’igiene dei denti a tutti i bambini tra 0 e 6 anni, sigillature tra 6 e 9 anni almeno per i redditi più bassi, cure precoci tra i 6 e i 14 anni sempre per figli di famiglie a basso reddito, visita di screening dei tumori e delle malattie del cavo orale obbligatoria per tutta la popolazione adulta». Pierluigi Delogu presidente dell’Associazione Italiana Odontoiatri, al VI Congresso politico del sindacato a Roma, presente il Referente per l’Odontoiatria del Ministero della Salute Generale Franco Condò, rilancia la sigillatura dei solchi dei molari per 600 mila alunni delle scuole elementari di tutta Italia figli di famiglie a reddito Isee inferiore a 8 mila euro annui. «L’operazione costa 96 milioni, meno della clausola rescissoria (110 milioni) di un campione di calcio come Paul Pogba. L’abbiamo proposta in audizione al Senato una settimana fa. Come studi odontoiatrici privati ci riteniamo disponibili a discuterne altre, ad esempio dare la chance ai contribuenti di fasce medio-basse (con reddito Isee annuo da 8 a 36 mila euro) di girare al dentista il proprio eventuale credito d'imposta». 

In realtà, dal convegno emerge che solo per coprire con la stessa qualità attuale le cure dentali tutti gli italiani – e non il solo 70% che va dal dentista, per giunta un anno sì e uno no – ci vorrebbe un impegno miliardario. Tale esborso sarebbe comunque sostenibile. Come? Detassando la spesa delle famiglie per l’Odontoiatria. Oggi ogni famiglia spende di tasca sua 1380 euro per la salute, come afferma la ricerca fatta AIO-Eurispes sul ruolo dei fondi integrativi, e di quelli 485 sono destinati a curare i denti. Gli italiani spendono circa 13,5 miliardi di euro (più 0,5 miliardi del Servizio sanitario nazionale), un terzo della spesa privata per la salute. «Considerando che solo un 10% della spesa odontoiatrica è mediata da mutue e fondi integrativi, i cittadini cacciano dal portafoglio 12 miliardi di euro e rotti che al netto della detrazione del 19% dall’aliquota Irpef diventano 9,6 miliardi. Ma siccome 30 italiani su 100 non si occupano della propria salute dentale, ci dice l’indagine Doxa Aiop, per portarli al dentista ci vorrebbero 4 miliardi: tanti quanti se ne ricaverebbero alzando al 50% le detrazioni Irpef», dice Delogu. E il suo ragionamento trova sponda nell’intervento del Generale Condò che conferma un’attenzione del Ministero della Salute e del Governo sul tema. 

«Di certo bisogna intervenire rapidamente», sollecita Delogu. «Sulla carta il Dpcm sui Lea ora in parlamento include nell’ombrello Ssn prestazioni che in realtà i cittadini ottengono solo pagando di tasca loro. Quando i Lea “faranno” davvero i Lea? Questo Congresso ci conferma che a fronte di regioni come il Friuli VG e di Province autonome (Trentino) consapevoli del ruolo dell’odontoiatria privata nell’offrire vera prevenzione e assistenza a soggetti vulnerabili, ci sono altre regioni che non possono investire un euro contro le carie e le infezioni dentali dei loro residenti». 

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