L’inchiesta della magistratura sui test d’ingresso truccati alla facoltà di
Medicina delle università di Bari, Ancona e Chieti "rappresenta un fenomeno
limitato, che non deve invalidare le prove di tutti gli altri studenti che
si sono preparati coscienziosamente". Pierluigi Frati, preside della prima
facoltà di Medicina e chirurgia dell’università di Roma La Sapienza e
presidente della Conferenza dei presidi di medicina, commenta la vicenda
giudiziaria innescata dai test di ingresso pagati anche 30 mila euro per
ottenere l’ammissione. E suggerisce: "Se sono 50 le prove da invalidare, si
rimettano a concorso quegli unici posti, senza coinvolgere il resto d’Italia
che ha eseguito le prove a rigor di legge". "Il fenomeno riguarda poche
persone tra le migliaia che ogni anno eseguono i test. Un po’ come chi copia
il compito in classe a scuola. Non possiamo per questo rimettere in
discussione le procedure. Sia perché – spiega – io credo profondamente che i
test a risposta multipla, anonimi, siano il migliore dei modi per
selezionare i più meritevoli. Di certo meglio che gli esami ad personam che
possono essere maggiormente truccati. Sia perché – prosegue Frati – non è
assolutamente possibile eliminare il numero chiuso in certe facoltà, che è
regolato da norme europee. O si cambia la legge, o la discussione è
puramente accademica". Dal canto suo, Frati porta ad esempio quanto si fa
nel proprio ateneo. "Da noi le procedure dei test sono rigorose e ben
organizzate. Le prove sono guardate a vista dalla vigilanza e dalle guardie
giurate per evitare brogli". E, conclude, "abbiamo anche organizzato corsi
gratuiti di preparazione per circa 800 studenti".
Frati, pochi test truccati. prove valide
Pubblicato il 12 Settembre 2007 in: 2011, AIO comunica, Rassegna stampa
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