Niente più fatture su carta o in formato word o PDF inviato via e-mail. La Finanziaria 2018 obbliga dal 1 gennaio 2019, praticamente tutti i soggetti titolari di partita Iva (medici, odontoiatri, Studi Associati, Srl, Stp) a fare fattura elettronica indipendentemente dal fatto che fatturino ad aziende e professionisti o ai pazienti. La fattura elettronica è oggi già obbligatoria verso le Pubbliche amministrazioni Asl incluse e ad oggi sono inviate online con il SDI circa 30 milioni di fatture ma, a regime, si stima saranno 1,5 miliardi.
Tracciabilità – L’obbligo è volto a informatizzare la contabilità e a regime consentirà di sbagliare di meno. Inoltre dovrebbe far uscire allo scoperto alcuni che non sono in grado di pagare l’imposta e oggi non la dichiarano, e chi si inventa degli acquisti per detrarre Iva che non esiste.
Perché la novità – L’Iva è fonte di finanziamento dell’Unione Europea e siccome in Italia la evade uno su quattro, Bruxelles ci ha chiesto di essere paese capofila nell’imporre obbligo di fattura elettronica tra i 27 stati membri. Lo Stato si attende maggiori entrate per circa 2,05 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi per Iva e il resto via Irpef.
Oneri per i professionisti – La rivoluzione comporterà una formazione per familiarizzare con il nuovo formato dei documenti ossia eXstensible Markup Language, obbligatorio, l’acquisto del softwre per gestire la fatturazione e un ulteriore investimento informatico in programmi di archiviazione. Poi si dovranno affrontare i controlli automatici del sistema di interscambio del Fisco, dove le fatture viaggiano. Tali controlli sono una cinquantina già solo durante la trasmissione prima di girarla al destinatario. Una fattura emessa in modo non corretto andrà annullata con una procedura che comporta una “nota di variazione”, e quindi lascerà traccia. Chi non avesse il software potrà rivolgersi al proprio commercialista o loggarsi all’Agenzia delle Entrate con tutte una serie di limitazioni ben immaginabili.
Come funziona – Per trasmettere o ricevere fattura ci sono 4 modalità corrette: posta elettronica certificata, servizio web dell’Agenzia delle Entrate (sconsigliabile perché rimuove l’intermediario commercialista che pur avendo un costo offre risparmi d’imposta leciti e soluzioni all’utente), con le piattaforme dei Web services e con il commercialista che usa i file transfer protocol che consentono la gestione e la trasmissione e condivisione di file tra terminali remoti previo accordo di servizio.
I documenti – Vanno conservati 6 anni per il Fisco e 10 dal punto di vista civilistico, e devono essere integri, autentici, leggibili, immodificabili, facilmente reperibili in caso di controllo. Bene quindi l’archiviazione digitale per ridurre gli spazi fisici e reperire subito i dati. La fattura emessa su carta o in formato non corretto si considera come non emessa del tutto ai fini fiscali.
Le sanzioni – Gli importi vanno dal 90% al 180% dell’Iva relativa all’imponibile non documentato. Se l’Iva è stata versata, si pagano da Euro 250 a 2.000 con sconto in caso di autodenuncia. Sono pesanti e per questo sarebbe utile un periodo di “acclimatamento” di qualche mese anche dopo gennaio. Senza contare che l’evasore incallito continuerà a usare il “nero”, con la fattura online solo in parte si riesce a far emergere questo tipo di evasione.
Chi non la deve emettere – Saranno esclusi dall’obbligo i “contribuenti minimi” (attività minori entro 30 mila euro di fatturato annuo), i soggetti che hanno aderito al regime “forfetario” (specifico regime fiscale previsto per attività minori che potrebbe essere esteso con l’avvento della “flat tax”) e i soggetti esteri con l’effetto che saranno escluse dal formato elettronico le fatture dall’estero (ma si sta già ventilando l’introduzione di un nuovo “esterometro”)
Si parte subito? – Gli addetti ai lavori danno per quasi certo il fatto che non vi sarà alcuna proroga, diversamente da quanto ottenuto dai benzinai che da luglio 2018 avrebbero dovuto anticipare le misure di fatturazione elettronica ma non erano pronti e hanno conseguito lo slittamento. Possibile invece che nei primi mesi le sanzioni per comportamenti errati saranno ridotte o azzerate. Essenziale dunque informarsi già adesso con il proprio commercialista sul da farsi.
A breve AIO invierà ai Soci un vademecum a cura dei Consulenti Fiscali per offrire informazioni dettagliate ed aggiornate.
Dott. Umberto Terzuolo
Dott. Alessandro Terzuolo
Studio Terzuolo Brunero & Associati – Torino – Milano