Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri

COMUNICATO STAMPA

Netta contrarietà all’istituzione del profilo degli odontotecnici è stata espressa dai presidenti delle Commissioni per gli iscritti all’Albo degli Odontoiatri sia durante il Comitato Centrale svoltosi nella mattinata di venerdì 15 giugno- nel corso di alcune Audizioni che il massimo organo deliberante della Fnomceo ha voluto proprio per discutere e deliberare su questo argomento -, sia durante la riunione che gli Odontoiatri, sempre nella stessa giornata di venerdì, hanno voluto tenere presso la loro sede istituzionale.

Ma ancora, durante l’affollata assemblea dei dentisti italiani tenutasi, sempre a Roma, presso il Jolly Hotel, sabato 16 giugno, presente anche Giovanni Leonardi, direttore generale del dipartimento delle Professioni Sanitarie del Ministero della Salute.

La linea seguita dai vertici odontoiatrici, del resto, era stata già tracciata il 21 aprile scorso a Cagliari, durante un Consiglio della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri che, considerando l’ipotesi di tre lauree brevi per ulteriori tre profili professionali (oltre all’odontotecnico, anche l’ottico e il chiropratico), aveva votato un Ordine del giorno per far valere “la posizione assolutamente negativa della Federazione, più volte formalizzata presso le competenti Autorità con note ufficiali e ampia documentazione”.

Ciò che i dentisti italiani chiedono a gran voce, in sostanza, è di fermare tutto e riprendere il filo del dialogo con le istituzioni dalle quali si sentono “esautorati”.

“In questo ambito, stante la sollevata di scudi non solo del mondo ordinistico ma anche dei sindacati, del mondo studentesco, delle società scientifiche, e volendo responsabilmente scongiurare un conflitto tra ministero e mondo professionale nella sua interezza- ha detto a questo proposito il presidente della CAO nazionale, Giuseppe Renzo- è assolutamente necessario arrivare ad una soluzione condivisa”.

“Sulle negatività che scaturirebbero dalla istituzione di questi profili, del resto non devo dire di più: senza comportare alcun miglioramento degli attuali livelli assistenziali, essi creerebbero pericolosi presupposti per una sovrapposizione di competenze, creando ambiguità sui diversi ruoli”.

Giuseppe Renzo, peraltro, sottolinea anche la dubbia legittimità del percorso istituzionale sin qui scelto : “Il ricorso ai Decreti ministeriale, senza la necessaria approvazione di una legge ordinaria al riguardo – ha infatti sostenuto – mi lascia molto perplesso: l’art 5 della legge n. 46 del 2006 subordina l’individuazione di nuove professioni sanitarie o in sede di recepimento delle Direttive Comunitarie, ovvero per iniziativa dello Stato e delle Regioni, in considerazione dei fabbisogni connessi agli obiettivi di salute previsti nel Piano Sanitario Nazionale o nei Piani Sanitari Regionali che non trovano rispondenza in professioni già riconosciute”.

E ha aggiunto: “ lo stesso articolo, al comma 5 , prevede che la definizione delle funzioni caratterizzanti le nuove professioni avviene evitando parcellizzazioni e sovrapposizioni con le professioni già riconosciute o con le specializzazioni delle stesse”.

Il presidente della Federazione, Amedeo Bianco, solidale con Renzo anche in questa occasione ha voluto ribadire: “Abbiamo in più circostanze denunciato il pericolo di una indiscriminata proliferazione di nuovi profili sanitari. Ferma restando l’esigenza di sviluppare competenze specifiche in alcuni settori dei processi clinico-assistenziali, si rischia così di creare in campo sanitario vere e proprie guerriglie tra vecchie e nuove professioni sulla pelle dei cittadini sani e malati”.

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