Tornano le tariffe minime per le professioni regolamentate. È all’esame della Commissione Giustizia alla Camera il disegno di legge 2456 che rivede i criteri per determinare i compensi dei professionisti iscritti ad Albi ed Ordini professionali. Si tratta di una legge delega, il cui testo è stato depositato a giugno: entro sei mesi dalla sua approvazione in Parlamento (se avverrà), il governo sarà chiamato a varare dei decreti per concretizzarla.

Un po’ di storia

Le tariffe minime erano state abolite in due fasi: nel 2006 con la legge “Bersani” 248, che aveva tolto l’obbligo dei minimi tariffari nelle professioni, e nel 2012 con il decreto “Liberalizzazioni” del governo Monti che smantellava i tariffari ordinistici ed introduceva la libera pattuizione dei compensi tra professionista e cliente. Sempre nel 2012, il Decreto 140 del Ministero della Giustizia ha fissato dei parametri per la liquidazione dei compensi che in questi anni sono serviti ai tribunali nei contenziosi relativi a soggetti esercenti professioni regolamentate.

Perché si riparla di compensi minimi

«Il provvedimento nasce dalla constatazione che la totale liberalizzazione delle tariffe, pur pensata per rendere il mercato più competitivo, ha generato squilibri significativi. In settori come il nostro, la corsa al ribasso mette potenzialmente a rischio la qualità e la sicurezza delle prestazioni offerte ai pazienti e la sostenibilità economica del lavoro autonomo», spiega il Vice Presidente di Associazione Italiana Odontoiatri David Rizzo. «Come riporta la relazione introduttiva del provvedimento, i professionisti di oggi si confrontano con compiti più complessi, responsabilità crescenti e un contesto economico in continua evoluzione».

I punti cardine della riforma

Nelle intenzioni del proponenti, i decreti legislativi che il governo approverà dovrebbero elaborare onorari minimi che riflettano l’andamento del costo della vita, aggiornabili periodicamente (anche con meccanismi automatici) secondo indicatori economici nazionali, pubblici e vincolanti. Gli Ordini dovrebbero avere un ruolo chiave sia nel definire ed aggiornare i parametri sia nel vigilare sul loro rispetto e potrebbero essere chiamati ad esercitare poteri disciplinari in caso di violazioni, sanzionando chi offrirà prestazioni a tariffe inferiori.

Una svolta per la dignità professionale

«Se approvata, questa riforma segnerà un cambiamento significativo nella tutela economica dei liberi professionisti italiani, introducendo un sistema che punta a garantire stabilità, trasparenza e rispetto della professione intellettuale, quale è quella dell’odontoiatra », spiega Rizzo. «Le tariffe minime, aggiornate regolarmente, rappresenterebbero non solo un riferimento economico, ma anche un argine contro il lavoro sottopagato e le pratiche di concorrenza scorretta.  Siamo convinti che sotto certe tariffe la qualità delle prestazioni odontoiatriche non sia più sostenibile e si spiani ancor di più la strada a forme di esercizio professionale sostenute da grandi capitali. Ora la politica sembra fare un passo indietro. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la nuova proposta sia o meno in grado di trovare un equilibrio tra tutela del professionista, dinamiche di mercato e tutela della salute del cittadino».

Di seguito, i link per approfondimenti di attualità ed istituzionali

Nella foto, il Vice Presidente Nazionale AIO David Rizzo.

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