Prima il nuovo Statuto. Poi il Regolamento tirato fuori all'ultimo minuto, la storia dei presunti risparmi che si genererebbero da un'Assemblea Nazionale stucchevole rappresentante di una pletora ingessata. Come se non bastasse, arriva Enpam Sicura nata male e finita (?) peggio. E ancora: Atlante 2, gli interrogativi sul valore della nuova sede. Senza contare il fallimento della riforma quota A, una comunicazione in qualche caso omissiva, i giovani tirati per la giacchetta, illusi da una vuota rappresentanza. Sono tutti temi sul tappeto, meritevoli di conoscenza, condivisione, approfondimento e confronto: pagine su cui a lungo abbiamo ragionato, riflettuto, denunciato e che non hanno mai stancato la passione civile che ci anima quando parliamo della Fondazione Enpam che cura la previdenza di medici e odontoiatri. A Milano si vorrebbe un azzeramento dei vertici di questa Fondazione: in realtà è il sistema paese che sembra aver bisogno di un azzeramento. In Enpam potremmo cavarcela se ci fossero procedure inclusive, se si smettesse la politica della moltiplicazione di cariche ed incarichi, se il sistema "premiale" a favore di amici, yesman e potentati di turno cessasse di esistere, se riforme delicate come quella della quota A e la collegata manovra "pro giovani" non fossero state condotte al naufragio per il puro desiderio di barattare l’ipotesi di minori esborsi con l'avallo della riforma dello statuto complice la "distrazione" di uffici e di dirigenti dalla fulminea carriera che più che alla frazione eletta dovrebbero strizzare l'occhio ai contribuenti non perdendo mai di vista la difesa dell'equilibrio dei fondi (aver teorizzato, sul Giornale della Previdenza, che una quota A  "sott'acqua" è' comunque compensata dalla stabilità degli altri fondi corrisponde, a mio modesto parere, al "mani libere a qualsiasi azzardo futuro", dove sono i custodi dell'ortodossia?). Non siamo una barca alla deriva ma rischiamo, alla bisogna, di avere falle alle scialuppe di salvataggio. 

Non è moralmente bello asserire che sia una vittoria aver negato l'adesione ad Atlante 2 da parte di chi come me, come Associazione Italiana Odontoiatri, come tanti contribuenti, ha chiaramente detto "Le Casse non sono il bancomat per Atlante 2". A ben pensarci, quel “no” a una possibile strada per MPS, a dare una speranza a cittadini che rischiano di veder evaporare i loro risparmi, è al tempo stesso una scelta forzata e un atto dovuto di responsabilità verso i contribuenti ed i pensionati di oggi, per la sopravvivenza della specie, per la tutela del fine della Nostra Cassa: fare Previdenza e Assistenza! 

Soffermiamoci sulla scelta forzata. Perché intervenire in modo così concitato, non solo AIO? La risposta è nella gestione della “crisi di Atlante” da parte del CdA e del Presidente Alberto Oliveti. Guidare l’Enpam e l'Adepp è una sfida da far tremare i polsi specie se il Governo bussa a soldi, tanti soldi! E allora? E allora i media raccontano all’esterno di abboccamenti tra casse e governo. Dalla parte dei professionisti il sistema della comunicazione parte assertivo con premesse del tipo "ci stiamo", poi si fa tiepido sugli scenari finali, abbozza "attendiamo maggiori info". Ma poi arrivano i primi distinguo, i mal di pancia, e poi le defezioni a mezzo stampa di qualche Cassa. L’Associazione Adepp beccheggia ponendo a rischio la coesione. In Enpam qualche sindacato non rappresentato in CdA "tira la testa fuori dal sacco" e si mette di traverso. Che fare? Mollare o insistere? I soliti "extraparlamentari" da snobbare? Qualcuno ci crede e dalla CAO Nazionale parte un comunicato/invito ad evitare atteggiamenti di rifiuto tout court. Ma ormai il malumore e la diffidenza montano: qualcuno s’irrita anziché tranquillizzarsi nel sapere che lo 0,66% del Patrimonio si potrebbe investire in "operazioni" rischiose. I contribuenti prendono carta e penna, o pigiano i tasti dei loro computer, si mobilitano! E’ il momento della retromarcia, della riflessione, del "no grazie".

Fossi nell’Alberto Oliveti che guida Enpam ed Adepp partirei da questa gestione della “crisi di Atlante 2” per riannodare il filo della credibilità, dell'appartenza, della funzione di collante con gli iscritti. Fossi nel nostro Alberto, guarderei anche all'effetto generato dal nuovo Statuto dalla composizione del CdA e mi domanderei se nel chiuso del feudo non si rischi di perdere l'aria che fuori tira, gli aneliti, gli umori, le aspettative degli "altri" che, dopotutto pochi non sono visto che il plebiscito elettorale da cui "si è nati" è' un misero 5% degli iscritti agli Albi…

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