Meno sovrapposizioni di competenze e meno sprechi nella sanità del futuro. Ma il posto per l’odontoiatria, specie nella futura assistenza territoriale, va ancora trovato. A Montecitorio è stato presentato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, dal Sottosegretario Marcello Gemmato e dal presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Ugo Cappellacci il disegno di legge sul riordino delle professioni sanitarie: un milione e mezzo di lavoratori di cui Il 57% sono medici ed infermieri. Insieme a loro, altre 29 professioni, tra esse: odontoiatri, farmacisti, biologi, psicologi, ostetrici, igienisti dentali. Promosso dall’on Marta Schifoni (FdI), e preceduto da un’indagine per la quale sono stati auditi ordini sindacati società scientifiche ed associazioni di utenti, il DDL se andrà in porto rafforzerà i poteri degli ordini, riattiverà la commissione esercenti professioni sanitarie– giudice di appello nei procedimenti disciplinari per tutti i sanitari – e abiliterà un sistema di certificazione delle competenze dei dipendenti del Servizio sanitario nazionale oltre che di previsione dei fabbisogni di professionisti nel lungo periodo (a questo link la registrazione dell’evento).
Unica rappresentanza odontoiatrica convocata nelle audizioni propedeutiche all’indagine, Associazione Italiana Odontoiatri aveva già sottolineato il 20 novembre scorso con il segretario sindacale Danilo Savini come l’odontoiatria sia esercitata in Italia principalmente da privati. Il 95 % delle prestazioni arriva da professionisti distribuiti capillarmente sul territorio, pagati per lo più dai pazienti out of pocket. Una metà degli italiani non si reca abitualmente dal dentista, e la professione oggi vorrebbe poter offrire i propri servizi alla totalità degli italiani e specialmente alle fasce deboli, grazie ad un aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza e all’attuazione di programmi specifici di prevenzione. Tuttavia, spiega Savini, «per poter ampliare l’offerta, la categoria dovrebbe poter fruire di benefit mirati: agevolazioni fiscali sull’acquisto dei macchinari, accesso più semplice al credito bancario, equiparazione del regime fiscale del libero professionista a quello delle imprese, minore burocrazia regionale. Altra richiesta: nella sanità mediata dai fondi sanitari integrativi, il paziente dovrebbe sempre poter scegliere da solo il dentista curante e ottenere il rimborso di quanto speso alle stesse condizioni di chi fruisce dell’assistenza diretta, sostenuta integralmente dal fondo sanitario».
Tra gli ospiti all’evento di Montecitorio, il presidente AIO Gerhard K. Seeberger ha evidenziato come fin qui la professione odontoiatrica sia stata trascurata dalla legislazione che ha preceduto questo riordino, e come vi sia un nesso evidente tra il mancato sostegno alle potenzialità dell’odontoiatria e i viaggi all’estero di 200 mila connazionali (stima per difetto) che ogni anno espatriano per le cure dentali. «Da una parte l’indagine sulle professioni sanitarie fotografa correttamente quelle che oggi sono le richieste dell’odontoiatria –spiega Seeberger a margine del suo intervento – ma per dialogare con le istituzioni così da aprire la strada al cambiamento serve un tabellino di marcia con delle tappe. Bisogna far capire ai governi che le risposte alle nostre richieste ci consentirebbero di aumentare l’offerta di prevenzione in questo paese e di ottenere, proprio grazie alla prevenzione, risparmi pari a molte volte le cifre investite, a vantaggio sia dei pazienti sia del Servizio sanitario nazionale».
Nella foto in alto, da sinistra il Presidente Nazionale AIO Gerhard K. Seeberger e il Segretario Sindacale Nazionale Danilo Savini