Gli odontoiatri in Italia sono troppi, e il numero chiuso – che pure fu l’Odontoiatria a inaugurare– non funziona più. Il 2014 sarà sicuramente ricordato per il terremoto universitario provocato dai ricorsi degli studenti non ammessi ai corsi di laurea a numero programmato. Secondo il Ministero della Salute in questo 2015 rientreranno 1080 neolaureati contro i meno di 800 delle facoltà nazionali e nei prossimi 3-4 anni dobbiamo aspettarci ondate analoghe. La pletora ha tre conseguenze: corsi universitari molto spesso con pochi insegnamenti pratici, emigrazione, sotto-occupazione, con dentisti che si impiegano nelle dilaganti strutture low cost (oltre 300 sul territorio, il 30% delle quali, stando a Eurispes, potrebbe essere in mano a capitali di dubbia provenienza). Ebbene: nel low cost spesso si lavora con "finte partita iva": i dentisti sono di fatto dipendenti cui è chiesta l'esclusività, ma privi di ogni forma di tutela (tredicesima, quattordicesima, malattie, ferie ) e con una retribuzione lorda oraria tra i 15 e i 20€, cui vanno sottratti gli oneri fiscali e gli oneri pensionistici. Inoltre sono esclusi dal decreto Fornero per le partite iva, poiché iscritti ad un albo.

Contro la pletora si deve agire rivedendo innanzi tutto l’esperienza del numero programmato: Associazione Italiana Odontoiatri dà ancora fiducia condizionata e a tempo ai test d’ingresso a Medicina e Odontoiatria ma dovranno essere più mirati a valorizzare vere vocazioni, e non svolgersi più al tempo del Diploma di maturità, ma precedenti, fatti in IV superiore, sia per non interferire con gli esami sia perché chi li supera ha un anno di tempo per maturare la propria scelta e confermarla o lasciare il posto a chi viene subito dopo.

In secondo luogo bisogna valorizzare la risorsa odontoiatra. In Italia mancano dati e proposte per coprire la popolazione meno abbiente, se si esclude quella fatta da AIO di destinare l’equivalente di 96 milioni del Fondo sanitario nazionale alle sigillature preventive per i figli di famiglie con reddito Isee inferiore a 8 mila euro annui. L’Associazione è disponibile a confrontarsi con il Governo sul tema della povertà, fermo restando che Fondi Integrativi ed Assicurazioni sono una risposta diversa e non nostra, perché tutelano chi un rapporto con il dentista se lo può comunque permettere a tariffe sostenibili senza viverlo nella necessità di ottenere prestazioni fatte con materiale contingentato, poco costoso, orientato dall’inizio a dare al paziente il minimo indispensabile. Noi siamo professionisti e vogliamo dare di più.

AIO chiede attenzione per le sue proposte di investimento nel Ssn. E, in parallelo con l’arrivo dell’inasprimento delle pene agli abusivi, chiede di individuare percorsi legislativi atti a limitare le molteplici criticità della maggior parte dei centri low cost, a difesa della salute dei cittadini, evitando pericolose forme di sfruttamento e sotto occupazione dei professionisti e dei collaboratori attivi nei loro team odontoiatrici.

Pierluigi Delogu Presidente Associazione Italiana Odontoiatri

 

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